«L’importante sequestro compiuto questa mattina ai danni del clan di Schiavone, tra la Campania, la Toscana e l’Emilia, è un segno importante del lavoro realizzato dallo Stato sul versante del contrasto alla criminalità organizzata. Ma la grande sfida resta quella del riutilizzo di questi beni sequestrati e poi confiscati. L’inerzia di altre istituzioni rischia di vanificare il lavoro degli organi inquirenti e quello delle associazioni che da anni stanno realizzando uno straordinario lavoro di restituzione di questo patrimonio alla cittadinanza» lo affermano Valerio Taglione e Gianni Solino, portavoce del Comitato Don Peppe Diana e referente di Libera coordinamento provinciale di Caserta, le associazioni che promuovono il Festival dell’Impegno Civile, la prima manifestazione nazionale a svolgersi sui beni sottratti ai clan, in svolgimento, fino al 9 agosto sui beni confiscati della Campania «Questa manifestazione» dicono Taglione e Solino «è nata 7 anni fa quando anche solo entrare sui beni confiscati era ancora in molti luoghi un’utopia. Abbiamo portato incontri, spettacoli, arte in ville, appartamenti, terreni e aziende confiscati. Oggi quell’intuizione si è trasformata in una manifestazione di valore nazionale, importante, consolidata, che viaggia per tutta la Campania, per centinaia e centinaia di chilometri, una carovana che fa quaranta tappe, incontra e promuove le realtà straordinarie che nel frattempo, proprio nei beni confiscati, sono cresciute, divenendo un’occasione reale di sviluppo sostenibile e inclusivo. Un modello che realizza quell’utopia della realtà che chiamiamo “Le terre di Don Peppe Diana”» Ma i promotori del Festival non mancano forti critiche «Il Festival denuncia con forza tanto la riduzione a fantasma dell’Agenzia Nazionale, come l’incapacità della Regione anche solo ad applicare una buona legge quadro che quest’istituzione stessa aveva prodotto, ormai due anni fa. E se le esperienze nate dal basso, da chi gestisce i beni confiscati ancora fanno della Campania un esempio seguito in tutt’Italia, dal punto di vista istituzionale questa regione sembra diventata una Cenerentola. Proprio di questo discuteremo il prossimo 2 luglio in un’iniziativa realizzata con la commissione regionale beni confiscati, insieme al Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi, tra Secondigliano e Casal di Principe» dicono ancora i promotori che rilanciano «Non possiamo rassegnarci, abbiamo il compito di richiamare al proprio dovere chi ha la responsabilità e la possibilità di intervenire. E di non mortificare le tante “storie PerBene”, conosciute o meno, di persone, gruppi, luoghi, esperienze, che hanno lasciato una traccia di significato e valore, incidendo sul vissuto del territorio di riferimento e/o del nostro Paese» E “Storie PerBene” è proprio la traccia di questa edizione, il cui programma completo è consultabile sul sito www.festivalimpegnocivile.it, che dopo le prime due tappe a Quindici e Casalnuovo, è pronta, sabato a sbarcare a Napoli e Casapesenna. Nel capoluogo partenopeo tappa alla Casarella di Fiammetta, appartamento confiscato in via Santa Teresella nei Quartieri Spagnoli gestito dall’Agesci. Qui una tavola rotonda con testimonianze di chi è in prima linea nella lotta alla camorra, aperitivo con i prodotti coltivati sui terreni confiscati e la proiezione del film di PIF “La mafia uccide solo d’estate”. A Casapesenna, invece, nell’appartamento di via Don Peppe Diana che fu di Zagaria ed oggi è la sede di Legambiente e Libera, a partire dai racconti del libro “L’Impero, Traffici, Storie e Segreti dell’occulta e potente Mafia del Casalesi” del giornalista Gigi di Fiore, verranno ricordati Antonio Cangiano e Angelo Riccardo, vittime innocenti di camorra.

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