Poche caselle da incastrare, poi il mosaico del nuovo assetto del Pd campano sarà completo. L’unità il filo conduttore dell’accordo tra le tre componenti che si sono date battaglia nell’ultimo congresso regionale vinto dalla renziana Assunta Tartaglione. Non a caso la presidenza del partito e quella della commissione di garanzia andranno ad esponenti dell’ormai ex minoranza. Stefano Graziano, area Vaccaro, si avvia spedito a occupare la poltrona di presidente dei dem campani. Dopo l’investitura dei “suoi”, l’ex deputato casertano ha incassato l’ok delle altre componenti. In un primo momento Nicola Caputo, “fresco” europarlamentare, ha posto il veto, poi ha sotterrato l’ascia di guerra. Sul versante di Michele Grimaldi, quasi certamente, Massimo Cataldo presiederà il collegio dei probiviri. Non ancora chiusa la partita sull’allargamento della segreteria. Ma si tratta di divergenze sui numeri. Il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro e il neo europarlamentare Massimo Paolucci hanno proposto una ripartizione dei posti tramite un criterio proporzionale in base al risultato ottenuto al congresso da Tartaglione (58%), Vaccaro (28%) e Grimaldi (14%). Sulla scorta di questo schema nell’esecutivo entrerebbero tre uomini dell’area Vaccaro e uno per conto di Grimaldi.
Alla maggioranza la mozione De Caro-Paolucci non piace. E difficilmente sarà accolta. Sul tavolo c’è anche l’ingresso nella segreteria del casertano Carmine De Lucia. Il suo nome circola già da diverso tempo, ma ora sembra la volta buona. La contrapposizione sui numeri non sembra un problema insormontabile. Quello che conta è il dato politico. La linea della coesione, come richiesto da Roma, è tracciata: il Pd campano avrà una gestione unitaria, forse con la formazione anche di una cabina di regia composta dai rappresentanti delle tre componenti. E salvo clamorosi colpi di coda, già tra domani e venerdì sarà convocata l’assemblea regionale per ratificare, entro la prossima settimana, i nuovi organismi dirigenti del partito. A sbloccare la situazione ci ha pensato Enzo De Luca. Il sindaco di Salerno vuole le primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione per avere maggiore potere contrattuale con Renzi qualora, come appare probabile, il premier chiedesse ai democrat campani di convergere unitariamente su Pina Picierno. Da qui la tregua del battagliero De Luca. Che ha compreso (è scorbutico ma non stupido) che accentuando lo scontro con i vertici nazionali rischierebbe di finire ai margini, se non proprio fuori dal partito. In ogni caso, le primarie per scegliere l’aspirante presidente della Regione sarà il prossimo banco di prova del Pd campano.
Mario De Michele