Due grazie: al vigile del fuoco che le ha tenuto compagnia al telefono, confortandola mentre un gruppo di africani assaltava l’edificio, e ad uno degli immigrati, che è intervenuto per difenderla dai suoi connazionali. Ha 17 anni, la chiameremo Paola, e racconta le ore di incubo vissute ieri sera nella palazzina di via Lista a Pescopagano, zona tra le più difficili e degradate del comune di Castel Volturno, sul litorale domizio. “Hanno dato tutto alle fiamme – racconta, ancora visibilmente scossa -; in pochi minuti hanno preso fuoco l’ufficio, le auto, un furgone. Sono scappata sopra e mi sono barricata in casa, loro mi hanno inseguito e sono riusciti a sfondare una finestra. Ho telefonato ai carabinieri e ho chiesto a quello che mi ha risposto di rimanere al telefono con me, perché avevo paura, ma è caduta la linea. Poi ho telefonato ai vigili del fuoco e uno di loro mi ha tenuto compagnia, voglio ringraziarlo per l’aiuto”. Mentre la ragazza attendeva che qualcuno la soccorresse, due immigrati sono riusciti a raggiungerla: “Uno mi ha strappato il telefonino e l’ha schiacciato sotto il piede. Sono scappata. Fuori ho incontrato un altro immigrato che ha capito il dramma ed è intervenuto per bloccare quelli che mi inseguivano. Ringrazio anche lui”. “Siamo scappati via perché non c’era altro da fare. Erano tanti, erano inferociti, è un miracolo che nessuno di noi sia stato ucciso”. Altri testimoni, amici e familiari di Paola, raccontano l’angoscia di quei momenti: “Gli africani sono arrivati tutti insieme. Gridavano, ma non si capiva cosa. Hanno distrutto le fioriere, i lampioni, poi hanno cominciato a bruciare le macchine e i negozi”. “Hanno fatto danni enormi – raccontano ancora i testimoni – che nessuno ci rimborserà. Pasquale e Cesare Cipriano (padre e figlio, che hanno gambizzato due immigrati innescando così la rivolta, ndr) sono stati arrestati ed è giusto, forse. Ma quelli che stavano per bruciarci vivi e che hanno distrutto tutte le nostre cose sono tornati indisturbati a casa loro”.