“Non si tratta di razzismo né di atteggiamento camorristico. Ho sparato ai due neri mirando alle gambe solo perché avevano picchiato mio zio che aveva chiesto ad uno dei due dove avesse preso la bombola con cui camminava sotto al braccio. Tra l’altro uno dei due (Papa Youssef di 37 anni, ndr) 4-5 mesi fa aveva già provato ad accoltellarmi dopo un altro furto. Questo è un territorio pericoloso”. E’ quanto ha dichiarato al Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Salvatore il 21enne Cesare Cipriani, in carcere da domenica notte insieme al padre Pasquale, di 60 anni, con l’accusa di tentato omicidio e porto e detenzione di armi in relazione al ferimento avvenuto a Castel Volturno dei due immigrati ivoriani di 30 e 37 anni che ha poi scatenato la rivolta degli altri membri della folta comunità africana che hanno dato fuoco a 4 auto e ad un appartamento. A renderlo noto l’avvocato dei due, Giovanni Zannini, che al gip Ivana Salvatore ha chiesto di riqualificare giuridicamente le contestazioni, ovvero, fermo restando il reato relativo all’arma clandestina, di escludere per entrambi il tentato omicidio e di dare solo a Cesare le lesioni gravi. Il pm è Giuliana Giuliano. Dall’interrogatorio di garanzia, tenutosi al carcere di Santa Maria Capua Vetere, sono emersi altri particolari inediti, come il coinvolgimento del prete don Guido Cumerlato, che nella due giorni di proteste e blocchi è stato tra i più efficaci mediatori, parroco della parrocchia San Gaetano Thiene. Il giovane Cesare ha infatti raccontato di aver lasciato la pistola in auto e di esser fuggito in campagna. “Ho incontrato don Guido, cui ho detto quello che avevo fatto. Lui ha così telefonato a mio padre avvertendolo di quanto accaduto; poco dopo mio padre mi è venuto a prendere, convincendomi a costituirmi. Cosa che ho fatto”. Il legale dei due ha affermato di aver “depositato due telefonate in entrata effettuate domenica sera, una alle 20.10, l’altra alle 20.15, sul cellulare di Pasquale Cipriani provenienti dal telefonino di don Guido; inoltre ho portato la cartella clinica dello zio di Cesare, che è stato aggredito inizialmente da Papa Youssef e dall’amico. Youssef – ha spiegato il legale – ha numerosi precedenti per reati contro il patrimonio, insomma le forze dell’ordine sanno che va a rubare nelle villette abbandonate”. Il 21enne ha raccontato di “aver preso la pistola da un extracomunitario dopo che Youssef provò ad accoltellarmi qualche mese fa. L’arma la nascosi in un pozzo nel recinto di una delle villette cui io e mio padre facciamo da guardiani”. Pasquale Cipriani ha confermato il racconto del figlio spiegando di “aver gettato la pistola nel fiume Agnena”.

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui