«Sarebbe denso di significato e valore se Papa Francesco, nella sua visita a Caserta, volesse ricordare Don Peppe Diana. Già Giovanni Paolo II, la domenica di quel 20 marzo 1994, all’Angelus pronunciò parole di condanna per l’efferato assassinio, fu duro con i colpevoli, mentre ricordava le buone opere del giovane sacerdote. Oggi, a distanza di 20 anni, tanta strada è stata realizzata. Spirano venti di cambiamenti, un popolo è risalito sui tetti per riannunciare la parola di vita, ma siamo ancora all’inizio di un cammino che si realizzerà solo camminando. Papa Francesco ha già compiuto un atto di grande forza con la scomunica ai mafiosi, oggi gli diamo il benvenuto sulle Terre di Don Peppe Diana e gli chiediamo di ricordarlo a tutti noi come il segno di un cambiamento non solo necessario, ma possibile e che in parte si sta già realizzando. Oggi possiamo dire che a Casal di Principe la camorra ha perso. Lo vogliamo gridare ovunque. Ricordare qui Don Peppe significherebbe dare un segno alle decine di uomini e donne che, anche a costo di prezzi altissimi, in questi anni non si sono arresi alla violenza della criminalità e del malaffare. Le storie perbene che con questo festival stiamo incontrando e raccontando». Gli organizzatori del Festival dell’Impegno Civile, la prima manifestazione in Italia realizzata sui beni confiscati alle mafie, promossa dal comitato Don Peppe Diana e da Libera Coordinamento di Caserta, lanciano questo appello al Papa che sarà sabato prossimo a Caserta.

Nel frattempo la carovana del Festival prosegue il suo lungo viaggio iniziato l’11 giugno scorso a Quindici nell’avellinese. E dopo l’inaugurazione del primo impianto di trasformazione biologica nato su un bene confiscato a Maiano di Sessa Aurunca, al confine col Lazio, torna a Castel Volturno per incontrare il Procuratore Capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho.

«L’inaugurazione di quell’impianto di trasformazione è il segno tangibile dei processi di economia sociale avviati sui beni confiscati e capaci di creare uno sviluppo territoriale sostenibile e inclusivo» affermano ancora i promotori del Festival «L’incotnro con il Procuratore Capo di Reggio Calabria è ora un’altra occasione importante. Per tutti noi, anche quando, su questi territori, era difficile recuperare fiducia nelle istituzioni, Federico Cafiero De Raho ha rappresentato lo Stato, è stato sempre un punto di riferimento. E ancora oggi che è procuratore capo di Reggio Calabria lo sentiamo sempre vicino. Anzi, sappiamo che l’azione di contrasto alla criminalità che sta svolgendo in Calabria, proprio per il ruolo assunto dalla ‘ndrangheta, ha un’importanza fondamentale che si estende ben al di là dei confini di Reggio e raggiunge i nostri territori, l’Italia e l’intera Europa».

 

La trentesima tappa del Festival si svolgerà domani, per l’intera giornata, a Castel Volturno, nel bene confiscato di via Ostia che oggi è sede dell’associazione antiracket. Dalle 10,00 l’incontro sul tema “Aziende confiscate e impresa sociale un connubio possibile”, promosso nell’ambito del master di II livello “Analisi dei fenomeni di criminalità organizzata e strategie di riutilizzo sociale dei beni confiscati”  organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche della Federico II. Con il professore Michele Mosca ci saranno l’amministratore giudiziario Gianluca Casillo, il referente del Comitato Don Peppe Diana Valerio Taglione e il Presidente dell’Associazione Antiracket di Castel Volturno Luigi Ferrucci. Dalle 18,00, poi l’incontro “il racconto di una storia perbene” con il procuratore Cafiero De Raho

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