Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma hanno reso dichiarazioni spontanee al gip Aniello e Raffaele Cesaro, fratelli del deputato di Fi Luigi, arrestati mercoledì scorso nell’inchiesta sugli appalti a Lusciano (Caserta). Assistiti dall’avvocato Paolo Trofino, i Cesaro hanno sottolineato al gip, Alessandra Ferrigno, che dai fatti loro contestati sono trascorsi molti anni (gli appalti per il Pip e il centro sportivo furono banditi nel 2004) e che in due giorni non hanno avuto il tempo di leggere in modo approfondito l’ordinanza di custodia cautelare. Hanno inoltre affermato che la società di famiglia, la Cesaro costruzioni generali, non ha mai lavorato con appalti pubblici bensì col sistema del project financing e che nel 2009 rinunciarono agli appalti perché, dopo la messa in mora da parte del commissario prefettizio di Lusciano, temevano che il Comune facesse loro causa, con conseguenti ricadute su una fidejussione che avevano stipulato. L’avvocato Trofino ha reso noto che ricorrerà al Riesame per ottenere la scarcerazione dei due indagati. Secondo l’accusa, i Cesaro chiesero al clan dei casalesi, fazione Bidognetti, di ottenere gli appalti offrendo una percentuale maggiore di quella garantita da un’impresa concorrente, che infatti fu estromessa. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di Luigi Cesaro è stata inviata alla Camera, dove sarà esaminata dalla giunta per le autorizzazioni a procedere.

 

 

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