CASERTA – Il Comitato acqua bene comune di Caserta rileva con sorpresa come l’amministrazione provinciale, con le ultime dichiarazioni farcite di esuberante preoccupazione per l’esclusione subita dalla gestione del servizio idrico da parte dell’ente Regione, si autocandidi a diventare il vero baluardo difensivo a una esurpazione di competenze in tema di governo della risorsa acqua.

Ma, nel contempo, tanta premura, come quella già espressa in passato per dare ossigeno vitale all’aborto ATO5 Terra di Lavoro, ci induce a porci un interrogativo altrettanto vitale: rivendicare un diritto di indirizzo e controllo dell’acqua per farne che cosa? A quale scopo recriminare contro la mancata nomina del commissario ATO5 se, a decorrere dal 1 gennaio 2013, sono soppresse le Autorità d’Ambito e le funzioni alle stesse assegnate non possono più essere assolte in mancanza di un intervento legislativo regionale che le riassegni? Perché il presidente Zinzi esprime inquietudine a fronte di un Consorzio Idrico di Terra di Lavoro espropriato della gestione acqua da parte della Regione e non ne ha mai espresso altrettanta per il grave dissesto conclamato in cui versa da anni lo stesso ente? Il CITL non è stato mai fatto oggetto di un serio intervento di risanamento per un qualche impegno dell’ ente Provincia che pure ne fa parte, dissesto che nefaste conseguenze implica per un suo futuro di sopravvivenza quale unico ente di diritto pubblico coerente con l’attuazione piena del referendum del 2011. Il Comitato si domanda perché il presidente Zinzi non assolva il suo mandato di rappresentanza tutelare dei cittadini di questa Provincia vessati, come gli altri campani, da aumenti ingiustificati delle tariffe idriche deliberate dalla Regione ( Decreto Dirigenziale n.229 del 29/3/2013) senza che la stessa provveda a quella legge di riassetto degli stessi ATO come prescritto dalla legge vigente e come già ottemperato da altre regioni, legge che garantirebbe una riorganizzazione delle amministrazioni comunali per la gestione associata dei servizi ai cittadini, ottenendo risparmi sulle spese di funzionamento ed economie di scala. Non vorremmo dare a queste domande risposte che per alcuni potrebbero essere scontate in questi tempi così bui per il ceto politico. Ad esempio, il movente della Provincia potrebbe essere l’aspirazione ad avere le mani libere per farne della nostra acqua un oggetto di scambio e di mercimonio con le solite lobby affaristiche che hanno fatto terra di conquista dei nostri territori. Pertanto la campagna “a Caserta la gestione acqua: pubblico è meglio” prosegue ancora più determinata a fare chiarezza verso i cittadini sui disegni illeciti che ogni amministratore nostrano possa nutrire sulla gestione del bene comune acqua.

 

Il Comitato acqua bene comune di Caserta

 

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