CASERTA – Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che l’Aislo ha inviato a Rosaria Capacchione, ai Parlamentari, ai Consiglieri Regionali, ai sindaci dei comuni di Caserta e di Maddaloni.
La corta visione politica e la scarsa sensibilità ambientale degli amministratori locali ci impongono di sottoporre alla vostra attenzione il caso delle cave, che da decenni stanno distruggendo i Monti Tifatini nell’area casertana.
Sotto gli occhi distratti e collusi delle classi dirigenti territoriali si sta perpetrando un vero e proprio dissesto idrogeologico, anche con gravi danni sulla salute delle popolazioni.
Per queste ragioni chiediamo alle più alte autorità dello Stato e della Regione di fermare questa folle corsa verso la distruzione dell‘eco-sistema in una delle aree a più alta densità urbana e produttiva. A questo punto occorre un intervento autorevole per fermare questo scempio assurdo e vergognoso, nel pieno rispetto delle regole e delle prerogative istituzionali, anche in base al principio della sussidiarietà e dell’etica della responsabilità nell’uso e gestione dei beni pubblici.
Negli anni scorsi più volte è stato riproposto con forza all’attenzione dell’opinione pubblica uno degli scandali più evidenti, alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti noi: la devastazione ambientale delle cave. Continua un’ opera di escavazione e distruzione ecologica, che ha già prodotto una situazione di dissesto idro-geologico per molti versi irreversibile.
Viene da porsi una domanda che continua a rimanere senza risposta: in primo luogo alla redazione del più importante giornale del Mezzogiorno (di proprietà della famiglia Caltagirone, azionisti di maggioranza anche della Cementir) – come pure ad altre istituzioni – “che nulla dice sull’incompatibilità tra il costruendo Policlinico e la persistenza di industrie insalubri in un territorio distrutto dalle cave, dai cementifici e dall’illegalità …” (sono parole di un esperto come Giuseppe Messina).
Un incredibile silenzio, accompagnato da disattenzione (o per meglio dire connivenza), caratterizza le istituzioni locali fino a quelle culturali ed educative, che rimangono inerti e “distratte” di fronte a questo immane scempio.
Tra l’altro, come hanno messo bene in evidenza alcune indagini (come quella dei giudici Donato Ceglie e Paolo Albano), è proprio dalle attività estrattive e dalla lavorazione del calcestruzzo che prende corpo uno dei filoni più redditizi dell’economia criminale e camorrista.
Ricordiamo che alcuni anni fa il Vescovo Nogaro denunciò con forza lo scandalo delle cave. Purtroppo è rimasto isolato ed inascoltato (anche dalla stampa locale). Invece è arrivato il momento di ribellarsi e di indignarsi per lanciare un appello in primo luogo alle massime autorità istituzionali (dal Presidente della Provincia fino ai sindaci di Caserta e Maddaloni): cosa aspettano ad intervenire prima che avvenga qualche altro disastro per poi gridare alla fatalità naturale!
Ed i vari intellettuali casertani, alcuni di fama nazionale , tante altre persone di cultura sempre pronte ad intervenire su tante questioni: perché tacciono su un tema di vitale importanza per tutti; perché non scendono in campo per fermare questo disastro così devastante per l’ecosistema in cui viviamo e per la salute dei cittadini?
Lo stesso richiamo vale anche per le associazioni di promozione sociale e del terzo settore (laiche e cattoliche), per tutte le forze politiche, per le organizzazioni imprenditoriali e sindacali. Ci permettiamo di osservare che a nessuno può essere consentito di barattare un bene primario come l’ambiente in cui viviamo, con la giusta difesa del diritto al lavoro ed al salario. Al riguardo, come è avvenuto in tante altre realtà, si possono progettare interventi per riutilizzare le cave destinandole ad altre attività di tipo sociale e produttivo, con la salvaguardia dei lavoratori addetti e la creazione di nuova occupazione. Su questo l’università (a partire dalla Facoltà di Scienze Ambientali e dal Polo Scientifico di Via Vivaldi) può dare un contributo decisivo per rilanciare un dibattito ed un confronto su nuove idee di sviluppo del nostro territorio.
Un primo risultato è stato ottenuto con il “subemendamento approvato dal Consiglio Regionale della Campania in fase di discussione del Bilancio in base al quale nel futuro saranno negate le autorizzazioni a nuove cave nelle aree comprendenti i Parchi urbani di interesse regionale”. Ma non basta: occorre chiudere da subito tutte le attività estrattive per salvare uno dei beni comuni più preziosi per il nostro ambiente e per la nostra salute, per il benessere di tutti/e.
Per scuotere le nostre coscienze come associazioni abbiamo deciso di promuovere una campagna di mobilitazione, a partire da queste appello che vi chiediamo di sottoscrivere. Inoltre, organizzeremo un evento pubblico per lunedì 29 aprile 2013 ore 18,00 presso la Feltrinelli di Caserta, a cui invitiamo tutti i cittadini e le istituzioni sensibili
Caserta, aprile 2013
Aislo – Le piazze del sapere
Collettivo Latrones – Legambiente
Ofca – Teatro Civico 14
Carta 48 – ISSR Diocesi di Caserta