La devozione per la Madonna di Montevergine, ora del tutto scomparsa, una volta, per la gente di Cesa, era molto sentita. Forse, in questo momento, se cerchiamo di leggere la storia del nostro paese, riusciremo anche a capire, perché tanta devozione per la Madonna di Montevergine. In tutto questo, mi è venuto in aiuto il rev. Don Ernesto Rascato dell’Abazia di San Lorenzo Fuori Le Mura in Aversa con l’opera, da lui curata- Presenza Benedettina Verginiana in Campania. “I monaci Verginiani, fondati da San Guglielmo da Vercelli intorno al 1124, si attestarono nei territori di Aversa, Casacugnano (Borgo tra Gigliano e Aversa, ora del tutto scomparso), Cesa, Frignano Piccolo e Sant’Antimo”. Tutto questo lo troverete nel libro curato dal rev. Don Ernesto Rascato,   ” Presenza Benedettina Verginiana in Campania”. Tralasciamo la presenza dei padri Verginiani nei paesi, limitrofi a Cesa e preoccupiamoci della presenza dei monaci Verginiani, nell’allora villaggio di Cesa, riportando quanto ha scritto dal rev. Don Ernesto Rascato nell’opera da lui curata.   “Nel  villaggio  di Cesa (Ce), i monaci  Verginiani sono presenti nella cappella della Santissima Trinità eretta vicino alla chiesa di San Cesario Martire. Qui l’Abate di Montevergine aveva il diritto di nominare il rettore della medesima Cappella, come attesta il documento antico del l6 febbraio 1370: l’abate presenta al vescovo di Aversa il rev.  Don Giovanni de Raone, mentre il 13 febbraio 1432 la nomina è fatta dal Priore di Montevergine di Napoli”. Si legge ancora nell’opera curata dal rev. Don Ernesto Rascato che il benefattore Bartolomeo di Capua, protonotario e logoteta del  Regno di Napoli dal 1296, dopo essersi confessato dal glorioso San Tommaso di Aquino, gli fu dato per penitenza, la costruzione di sette monasteri. Tre di essi ne fondò, e molti beni stabili nel casale di Cesa donò ai monasteri Verginiani. E’ chiaro, da quanto ci ha rivelato con la sua opera, il rev. Don Ernesto Rascato che, la devozione per la Madonna di Montevergine, per gente di Cesa, parte da molto lontano. Bisogna anche dire, che via Giustino Marini, una volta non era che, via Montevergine, e che l’attuale sacrestia, non era altro che la cappella della “Santissima Trinità”, conosciuta dai nostri nonni come la cappella “Dell’Addolorata”.  Questa mia pubblicazione, è dettata dal desiderio di far conoscere la storia del nostro paese, una storia luminosa, anche se oggi a Cesa di luminoso non c’è neppure l’impianto di pubblica illuminazione.

Beniamino De Michele

 

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