CASTEL VOLTURNO – Musica, monologhi teatrali e dibattiti tra rifiuti abbandonati e case in parte diroccate, in uno dei luoghi del Casertano simbolo del degrado: il Parco Saraceno di Castel Volturno (Caserta). E’ il Festival dell’illegalità che si sta svolgendo in un agglomerato di palazzine abusive costruito in riva al mare, a pochi passi dalle più note otto torri poi demolite, dalle aziende dalla famiglia Coppola (ancora proprietaria degli immobili, ndr), abbandonato venti anni fa dai soldati americani della Nato e ora abitato illegalmente da trenta famiglie. Gente che per sopravvivere si allaccia a tutte le reti pubbliche di erogazione dei servizi, dal gas all’elettricità all’acqua.
L’iniziativa è organizzata da tre associazioni, Collettivo Latrones, Villaggi Globali e Scaput Mundi, che da tempo fanno della provocazione su un tema come la legalità il loro marchio di fabbrica. “L’abbiamo organizzato a Parco Saraceno – dice Antonio Iorio dei Latrones – per richiamare l’attenzione su una situazione che è sotto gli occhi di tutti ma che le istituzioni preferiscono dimenticare. Le persone che vivono qui non sono dei fantasmi, ma esseri umani in carne ed ossa con i loro problemi; persone che vanno aiutate per non diventare facile preda della criminalità organizzata”. I residenti stanno partecipando in massa al Festival dell’illegalità, non gli altri cittadini di Castel Volturno. Claudia Conte, 35 anni e un passato con problemi di droga, vive qui da 12 anni e da sola ha cresciuto due figlie ancora minori. “Il mio compagno non c’é mai stato – racconta – non sapevo dove altro andare, solo qui c’erano case libere. Abbiamo provato a dialogare con le istituzioni ma per loro non esistiamo, rispondono solo che i palazzi sono abusivi. E così loro ci staccano la corrente o l’acqua, noi ripristiniamo gli allacci”. “Un luogo assurdo e irreale” dice Daniela Cencotti, che ha letto il “Monologo della Vagina”, un testo per ricordare la condizione delle donne, molto apprezzato dalle tante ragazze residente. “Siamo contente che qualcuno si ricordi di noi” dice Anna, quattro figli, da sette anni in un appartamento dove spesso arrivano i topi. “Mio marito fa il camionista, vorremmo andarcene ma non ne abbiamo la possibilità. Al Comune abbiamo detto che volevamo i contatori per l’acqua e l’elettricità, ma loro dicono che non è possibile, perché siamo abusivi”. Sono poi intervenuti artisti come Luna Di Domenico, protagonista femminile del musical “Scugnizzi”, che ha cantato tre pezzi; residente a Castel Volturno, nella località Baia Verde dove fu ucciso Domenico Noviello, Luna ammette candidamente di non “essere mai stata a Parco Saraceno. Non sapevo che delle persone vivessero in una situazione così degradata. Bisogna fare qualcosa”. Roberto Solofria del Teatro Civico di Caserta, ha portato in scena “Il Macero”, tratto dal libro “Sandokan” di Nanni Balestrini, la cruda testimonianza di due ragazzi di Casal di Principe la cui vita è scandita dai continui abiti neri indossate dalle madri dopo gli omicidi di parenti. Peppe Lanzetta, scrittore ma anche cabarettista, ha presentato il libro “Pane e Peperoni” dando vita con il regista Salvatore Nappa ad un dialogo molto corrosivo sulla legalità. “Non pensavo esistesse un posto così, dove tutto è illegalità e l’assenza totale dello Stato è tangibile”. E ancora: “Al sindaco di De Magistris avevamo proposto di realizzare il parco della legalità a Scampia ma non ha fatto nulla”; e infine un appello a Roberto Saviano: “Non andare a Sanremo, non farti mangiare dal sistema”. Romano Montesarchio, regista, ha concluso la giornata presentando il documentario “Ritratti abusivi” prodotto da Rai Cinema, un lavoro assolutamente realistico ambientato tra i fantasmi di Parco Saraceno.