Anche il Festival dell’impegno civile è costretto a scontrarsi con difficoltà e incongruenze normative e burocratiche che lasciano spesso inutilizzati i patrimoni sottratti alle mafie (solo in Campania circa un terzo dei beni confiscati non viene poi utilizzato). Così, per autorizzazioni che non arrivano e altre questioni di difficile definizione, salta la decima tappa della prima kermesse interamente realizzata su immobili, aziende e terreni sottratti ai clan, prevista per domani nel ristorante sequestrato Soho sul Corso Trieste di Caserta.
«Domani, con il presidio di Libera Caserta, avremmo dovuto tenere un incontro del Festival dedicato alla figura di Joseph Ayimbora e alle possibilità di integrazione tra culture diverse a partire proprio dal cibo» affermano Valerio Taglione e Gianni Solino, rispettivamente coordinatore del Comitato Don Peppe Diana e referente del coordinamento di Libera Caserta, le organizzazioni che promuovono il Festival «Purtroppo, a 48 ore dall’iniziativa, quando ormai tutto era stato organizzato, amministratore giudiziario e la sezione di misure di Prevenzione della procura di Santa Maria ci hanno fatto sapere che non sono giunte le autorizzazioni necessarie per utilizzare il bene. E dire che il 3 giugno, all’inaugurazione del Festival, invece, avevamo avuto piene rassicurazioni. Non vorremmo che la recente riorganizzazione dell’ufficio preposto alle procedure di sequestro della Procura determini nuove difficoltà nel già complesso iter di riutilizzo dei beni tolti alla criminalità organizzata. Siamo amareggiati ma speriamo sia solo un incidente di percorso. Di certo» concludono Taglione e Solino «il viaggio del Festival va avanti. Abbiamo dovuto annullare questa tappa, ma già venerdì riprenderemo questo entusiasmante cammino per costruire le terre di Don Peppe Diana». Così, già dopodomani il Festival farà scalo a Villa di Briano, nella villa confiscata a Iovine a via Toti. Qui, con il dipartimento di Scienze Politiche della Federico II una giornata dedicata al tema del riutilizzo dei beni confiscati, con il confronto tra le esperienze campane e quelle siciliane. Con studenti e docenti del master in analisi dei fenomeni di criminalità organizzata promossa dall’ateneo federiciano, discuteranno Umberto Santino Presidente del Centro di Documentazione Peppino Impastato di Palermo, Michele Mosca docente della Federico II, Mauro Baldascino dell’Osservatorio provinciale i beni confiscati. Sabato e domenica, poi, doppia tappa sui terreni confiscati di Chiaiano intitolati ad Amato Lamberti, in concomitanza con la prima Festa italiana di Agricoltura Sociale. Un tappa quella di Chiaiano che segue l’oscura vicenda delle fosse scavate e delle croci apposte proprio su questi terreni. Vicenda sulla quale sono ancora in corso le indagini «La migliore risposta a questi atti che sembrano avere una chiara natura intimidatoria» afferma Taglione «sta proprio nella presenza militante e forte della società civile. Il Festival serve a questo». Durante la due giorni incontri e workshop sull’agricoltura sociale con Salvatore Stingo e Giuliano Ciano, del Forum Nazionale di Agricoltura Sociale, Don Tonino Palmese referente regionale di Libera, Ciro Corona, portavoce dell’Associazione Resistenza che gestisce il bene. Previsto anche un intervento del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Sabato sera concerto di Ciccio Merolla e Marcello Colasurdo.