SAN NICOLA LA STRADA – I Comitati delle Due Sicilie, di cui è Presidente Nazionale l’imprenditore sannicolese Fiore Marro, anche quest’anno dedicano una Santa Messa in onore di S.M. Francesco d’Assisi Maria Leopoldo di Borbone, al secolo Francesco II, ultimo re di Napoli e del Regno delle Due Sicilie che la storia denigra ma in realtà è un personaggio di una levatura enorme, troppo ingombrante per il giovane regno d’Italia e per questo messo alla berlina.
La cerimonia di commemorazione avverrà il prossimo 27 dicembre, giorno in cui si ricorda la sua morte, a Caserta presso la “Chiesa del Buon Pastore” in Piazza Pitesti a Caserta e sarà officiata da don Antonello Giannotti, con inizio alle ore 18.30. I Comitati delle Due Sicilie invitano tutti ad accorrere numerosi. dopo la funzione religiosa vi sarà l’esibizione del gruppo musicale “I populani”. Fin dalla sua salita al trono, all’età di 23 anni, Francesco concesse numerose amnistie, nominò delle apposite commissioni per ispezionare i luoghi di pena ed apportare le necessarie migliorie. Volle concedere maggiore autonomie locali ai municipi e diminuì il peso dei vincoli burocratici. A Palermo e Messina accordò franchigie daziarie, a Catania istituì un Tribunale di Commercio e le Casse di conto e di sconto. Condonò in Sicilia gli avanzi del dazio e dimezzò l’imposta sul macinato. Abolì il dazio sulle case terrene ove abitava la povera gente e ridusse le tasse doganali. Diminuì le imposte sulle mercanzie estere, concesse Borse di Cambio a Chieti e Reggio Calabria. Ordinò che si aprissero monti frumentari e monti di pegni, e Casse di Prestito e di Risparmio nei paesi che ne erano privi. Essendovi stata una carestia di grano e mentre i suoi detrattori già lo accusavano di voler far gravare il peso sui poveri, Re Francesco diede ordine di distribuire a prezzo ridottissimo intere partite di grano estero alle popolazioni, peraltro con perdita economica da parte del governo. Ampliò la rete ferroviaria e chiese conto dei ritardi dei privati nelle costruzioni già accordate, e con decreto del 28 aprile 1860 prescrisse l’ampliamento della rete con la linea Napoli-Foggia e Foggia-Capo d’Otranto; poi ordinò le linee Basilicata-Reggio Calabria e un’altra per gli Abruzzi, mentre già pensava anche alla Palermo-Messina-Catania. Creò cattedre, licei e collegi, ed istituì una commissione per il miglioramento urbano di Napoli. A tal riguardo, aveva in mente di far costruire mulini a vapore governativi per offrire la macinazione gratuita dei grani. Come tanti altri, però, questo progetto non venne mai attuato a causa dell’invasione del Regno ad opera dei garibaldini. Il 1° marzo 1860 prescrisse a tutti i fondi la servitù degli acquedotti, ed evitando gli impaludamenti favorì l’irrigazione dei campi e quindi la salute pubblica. Ordinò poi il disseccamento del Lago del Fucino, fece continuare il raddrizzamento del fiume Sarno scavando un canale navigabile e dispose che proseguissero i lavori nelle paludi napoletane e lo sgombro delle foci del Sebeto. Travolto dalle congiure, dal tradimento, dalla protervia e dall’ingordigia dei nemici, è stato costretto a lasciare la sua Patria e a vivere in esilio, tracciando per primo il sentiero che sarà purtroppo percorso da milioni di emigranti. Gabbato, ingiuriato e schernito dai “vincitori”, Francesco è stato forse il primo “Terrone” di un Sud dileggiato, disprezzato. Non più un Regno, non più una Nazione Europea, ma “appendice infetta” di una Italia dimentica ed ingrata che ha saputo inventare una “questione meridionale” che ancora esiste dopo più di un secolo e mezzo. Ricordiamo Francesco perchè è uno di noi…
Nunzio De Pinto