di Carlo De Michele*
Non è facile sfuggire alla tentazione di usare il titolo di un famoso film di A. Hitchkock per descrivere le sensazioni e le reazioni suscitate dal recentissimo intervento della Agenzia delle entrate nella nota località di Cortina d’Ampezzo. E’ infatti come se una gigantesca quinta teatrale fatta di menzogne, cattiva informazione e sapiente manipolazione
della pubblica opinione fosse stata squarciata per confermarci plasticamente – al di là della freddezza delle vergognose statistiche sulla evasione fiscale – la realtà di un paese nettamente diviso in due, nel quale una grande maggioranza vive una crisi che insidia addirittura la serenità della vita mentre per pochi continua ad essere il pascolo invitante nel quale non basta accumulare ricchezza ma occorre evitare di concorrere al bene comune pagando le tasse od i servizi. Appare, sempre per rimanere nella metafora teatrale, così comprensibile ma patetica la difesa di ufficio degli ospiti e dei commercianti di Cortina fatta dal Sindaco della città che confonde la funzione turistica con la vergogna di ciò che è emerso dal pur breve intervento.
Lascia invece sbigottiti il coro di veementi proteste intonato da molti politici del centrodestra, con note più acute per specifica competenza mondana dell’on. Santanchè, sconvolti dal fatto che (finalmente ?) qualcuno si sia preoccupato di turbare la quiete di commercianti evasori o di vacanzieri che con redditi inferiori a quello del famoso Cipputi di Altan dormivano in Hotels a 5 stelle nei quali erano giunti con auto di gran lusso. Ci siamo tuttavia subito ricordati della coerenza degli stessi personaggi (o dei giornali compiacenti) sempre pronti a tuonare contro i magistrati che vorrebbero addirittura perseguire i reati, carabinieri che pretenderebbero arrestare i delinquenti, pubblici funzionari che desidererebbero fare il proprio dovere e, novità assoluta e preoccupante, il fisco intenzionato a stanare gli evasori in uno dei “santuari” del “bon ton” come Cortina.
E allora plauso convinto ad una azione non solo doverosa ma che semmai andava ( su scala) fatta da tempo. Il vero problema è comprendere la reale portata di queste prime, episodiche iniziative, Si tratta di capire se in un paese come il nostro nel quale l’evasione fiscale raggiunge volumi tali da avvelenare la vita economica in una con livelli di corruzione della pubblica amministrazione unici in Europa, si intende veramente incidere su queste patologie, avviare una repressione seria o se non sia un meschino ed episodico contentino a fronte dei tanti (troppi !) e veri sacrifici che i lavoratori ed i pensionati sono chiamati a fare. E’ infatti tutta ancora da verificare la “nuova” filosofia di governo della squadra Monti, la cui azione – si è ormai ben compreso – andrà ben oltre il perimetro di una sia pur strategica “manovra” per operare delle riforme e dei cambiamenti di carattere strutturale. Poiché si è partiti con un forse troppo enfatizzato “rigore ed equità” mentre sinora di “rigore” se ne è già visto tanto e di “equità” obiettivamente nulla, ecco che l”Operazione Cortina” assume, con il dibattito che ha aperto, una importanza che va ben oltre lo specifico.
Si tratta in effetti di capire se la “fase 2”, quella dello sviluppo economico e della crescita, decollerà solo con lo smantellamento dei diritti (alcuni peraltro costituzionalmente tutelati)e la contrazione dei redditi di lavoratori e pensionati in nome di vecchi e logori slogan neoliberisti (flessibilità, privatizzazioni, “riforme” di questo e di quello….) od anche con un riequilibrio serio della leva fiscale che consenta una redistribuzione dei redditi basata su di un minimo di equità. Ovvia precondizione di una volontà di tal genere è proprio una decisa lotta all’evasione ed alla corruzione, guerra in Italia sempre dichiarata ma mai combattuta.
Giova al riguardo rammentare al Prof. Monti (e forse in particolare a qualcuno dei suoi “ministri\managers”) che anziché dedicare tante energie ad indebolire o tentare di eliminare (oggi si dice “riformare”) alcuni principi sanciti nella Costituzione che hanno consentito al nostro paese livelli accettabili di “democrazia sociale”, sarebbe molto più equo ed economicamente utile impegnarsi alla piena e seria realizzazione di quanto sancito nell’art. 53 della Carta, il cui enunciato sempre poco applicato negli ultimi lustri, anche grazie alla vergognosa pratica dell’evasione fiscale, è stato addirittura ridicolizzato da Presidenti del Consiglio che mostravano pubblicamente una profonda insofferenza per il concetto di “contribuire”.
Nell’attesa che ai sacrifici già imposti ai molti segua quindi qualche dovere per i pochi ricordiamo ai tanti allegri corifei della “via italiana al facile arricchimento” che, Monti o non Monti, sta per finire anche in Italia l’epoca dei Robin Hood alla rovescia che “rubano ai poveri per dare ai ricchi” e che la pazienza della vera Italia, quella di chi lavora o ha lavorato onestamente una vita intera, sta per esaurirsi.
*PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CARTA ‘48 CASERTA