“Qui si realizza l’enciclica ‘Laudato sì’ di Papa Francesco, si raccoglie il grido della terra”. A Maiano di Sessa Aurunca, nell’Alto Casertano, il presidente di Libera don Luigi Ciotti “tiene a battesimo” il Rural Social Hub realizzato sul bene confiscato “Alberto Varone”, un progetto che, prevedendo lo sviluppo dell’agricoltura sociale e il supporto alle start up del settore agricolo, “concretizza – sottolinea don Ciotti – l’ecologia integrale che ci insegna il Papa”. “Qui infatti – prosegue il sacerdote icona della lotta alle mafie – si mettono al centro le persone e le relazioni, e si comprende che questione sociale e questione ambientale stanno insieme e rappresentano il cuore delle sfide che dobbiamo affrontare”. “Il Rural Social Hub – spiega don Ciotti – è non solo un tipico luogo in cui è possibile riutilizzare i terreni agricoli confiscati alla camorra, ma anche uno spazio dove creare momenti di confronto, strutturare reti di collaborazione e rafforzare il sistema dell’economia sociale”. “Queste terre non vogliono essere in mano a chi le ha sporcate di sangue, violenza, corruzione – ha detto ancora don Ciotti – ma devono diventare beni comuni. Per raggiungere questo obiettivo non basta che vengano confiscati e assegnati, bisogna creare le condizioni perché questi beni siano effettivamente riutilizzati. Noi oggi sappiamo che il contrasto alla criminalità deve essere saldato alla giustizia sociale”. Il presidente di Libera ha poi ribadito, rivolgendosi direttamente ai tanti studenti provenienti dal Liceo Agostino Nifo di Sessa Aurunca, dall’Isis Emilio Sereni di Afragola e dalla scuola media Enrico Fermi di Cellole, che “bisogna difendere la legalità anche dai ladri di parole. Liberarsi dalla camorra è riscattare la bellezza”. L’Hub è nato dall’omonimo progetto promosso dall’Istituto di Studi Politici “San Pio V” e dalla Fondazione “Con il Sud”, ed è stato realizzato dal consorzio Nco (Nuova Cooperazione Organizzata); è stato inoltre dedicato a Miro Kodelja, profugo deportato nel campo di concentramento di Dachau che dopo essere giunto in Italia fu rinchiuso per 40 anni in manicomio; solo negli ultimi anni della sua vita, grazie a un progetto terapeutico sostenuto da budget di salute, Miro, con la cooperativa “Al di là dei sogni” di Sessa Aurunca che gestisce il bene confiscato, aveva ritrovato la libertà di potersi raccontare e di suonare le foglie, che arrotolava facendone un’armonica con cui ha creato varie melodie. Salutava tutti augurando “buona vita”. Per Simmaco Perillo, presidente della coop, “dedicargli questo spazio, che vuole essere un ponte sul futuro, è raccogliere questo suo saluto, farlo nostro, incamminarci seguendo il suono delle sue foglie per restare fedeli alla bellezza e agli oppressi”. Sono intervenuti all’iniziativa anche il coordinatore del comitato Don Peppe Diana Valerio Taglione, il referente del coordinamento di Libera Caserta Gianni Solino, i sindaci di Sessa Aurunca e Cellole, Silvio Sasso e Angelo Barretta.

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