SANTA MARIA LA FOSSA – Costituisce senz’altro un evento di prim’ordine la pubblicazione del volume di Giancarlo Bova, I più antichi documenti di S. Maria la Fossa. Greci ed Ebrei (Civiltà e radici di Terra di Lavoro 6, collana diretta dall’Autore), Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2011. Il Sindaco di S. Maria la Fossa dr. Antonio Papa, medico e persona di cultura, aveva affidato l’incarico al prof. Bova ai primi del 2010, dopo aver letto l’altro volume dello storico, La chiesa di Maria Ss. Assunta in Cielo in S. Maria la Fossa.
I Greci, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2007. Attraverso questo bel libro Bova – che si occupa da un ventennio della civiltà di Terra di Lavoro tra Antichità e Medioevo e dirige due Collane per conto delle Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli – restituisce tra l’altro al culto dei fedeli di S. Maria la Fossa il meraviglioso affresco della Madonna del Velo o del Rosario tra i Santi Filippo e Giacomo (xiii sec.), la cui devozione ha visto affollare per otto secoli nella stupenda chiesa parrocchiale di Maria Ss. Assunta in Cielo (x-xiii sec.) un popolo colmo di sacro entusiasmo: Rosarium in tot malis erit remedium! L’Autore presenta in maniera così viva la complessa documentazione relativa all’importante centro, che al lettore sembra quasi di essere presente alle aste pubbliche del tempo, o di trovarsi alla presenza dell’arcivescovo Stefano (1363-1380) o della badessa greca Galgana (1286-1339), o anche dei giudici riuniti in platea iudicum (Piazza dei Giudici) a Capua, mentre concedevano le terre agli abitanti della località, tra cui si ricorda un appezzamento del giudice Pietro de Vinea. Interessanti le notizie sui servizi personali che i concessionari di alcune terre dovevano prestare alla badessa del monastero di S. Giovanni delle Monache. Altrettanto importanti i riferimenti di Bova circa la presenza di numerosi greci nella zona, certamente discendenti dei più antichi abitanti della Magna Graecia, oltre a quella degli ebrei, tra cui vengono ricordati i fratelli Filippo e Pietro, cognomine Medici, figli del fu Pietro eiusdem cognominis, abitanti a Capua (1196), i quali risultano concessionari di una villa rustica a S. Maria la Fossa e sono menzionati anche come Pietro cognomine Ebreus, fratello dell’arciprete Filippo Medico, figli del fu Pietro eiusdem cognominis (1216). Certa la presenza nel territorio di S. Maria la Fossa della famiglia Cavalcanti di Firenze e non manca la notizia di un’incursione di Ungheri nel piccolo centro nel 1349, i quali probabilmente contribuirono a danneggiare ulteriormente gli affreschi della chiesa parrocchiale. Ai primi del ‘500 abitava nei paraggi anche un fratello di Ludovico de Abenavolo, l’eroe della disfida di Barletta (1503), agli ordini di Ettore Fieramosca da Capua. È importante notare che Bova ha auspicato nell’importante libro che il Sindaco Antonio Papa, che ha promosso la pubblicazione dell’opera, possa promuovere anche in futuro opere di carattere culturale sul territorio, facendosi così promotore della divulgazione in tutto il mondo delle bellezze e della storia dei più antichi e interessanti centri di Terra di Lavoro, che gravitano per lo più nell’area dell’arcidiocesi di Capua, entrata ormai nel terzo millennio della sua vita. Sembra che Bova, alla perenne ricerca di fondi per l’edizione delle pergamene di Capua (Corpus membranarum Capuanarum, Collana diretta dall’Autore), che porta avanti a sue spese, abbia strappato una mezza promessa all’illustre primo cittadino di S. Maria la Fossa, tanto sensibile alla promozione della cultura, emulo del grande medico e storico casertano Giuseppe Tescione (1914-2002), medaglia d’oro della cultura. L’Autore auspica infine che S. Maria la Fossa possa rientrare al più presto nel programma di protezione del World Wildlife Fund (WWF) e dell’United Nations Educational Scientific and Cultural Organization (UNESCO).