PIEDIMONTE MATESE – Un anno giubilare nel segno dei giovani. La problematica giovanile è stata al centro dell’omelia letta dal vescovo della diocesi di Alife –Caiazzo, Valentino Di Cerbo, nel corso della cerimonia del Te Deum di fine anno svoltosi nella cattedrale di Alife. Presenti numerosi sindaci ed amministratori locali ed il senatore Carlo Sarro ai quali ha consegnato una copia del testo papale “educare i giovani alla giustizia ed alla pace”.
La collaborazione tra chiesa locale e comunità civili sia meno formale e sempre più aperta e coraggiosa ha scandito Di Cerbo.”Quante volte abbiamo veramente messo al centro dell’azione le ragioni e le preoccupazioni dei giovani nelle agende di lavoro. «Vorremmo che l’evento giubilare, suscitando un forte rinnovamento nella vita delle nostre Comunità cristiane, contagiasse beneficamente anche le Istituzioni civili, stimolandole a non avvitarsi su orizzonti angusti e operazioni di piccolo cabotaggio o sulla ricerca ossessiva del potere, ma a perseguire con determinazione la giustizia e la solidarietà e a mettere in cima alle proprie scelte, non interessi di parte, ma il bene di tutti i cittadini, con particolare attenzione ai poveri, agli anziani, ai diversamente abili, ai disoccupati, agli immigrati, cioè a quelle persone che contano poco e spesso non hanno voce, ma la cui cura rappresenta la misura della civiltà di una comunità e della qualità dell’impegno di una istituzione. A questo riguardo, pur ringraziando il Signore per la fattiva e rispettosa collaborazione tra la nostra Chiesa e le Istituzioni civili del territorio, vorremmo che questa fosse sempre meno formale e sempre più aperta e coraggiosa, perché la Chiesa non cerca potere e da secoli rappresenta una forte agenzia educativa nel territorio. Favorire e rispettare la sua azione significa, pertanto, inserire nella vita della società civile un supplemento d’anima per la crescita integrale delle nostre Comunità e promuovere una laicità sana». Occorre contrastare ha proseguito il presule a quella che ha chiamato la “cultura della fuga”: i giovani vanno via non solo perché non trovano lavoro ma perché i loro talenti, le loro energie non trovano espressione concreta in queste comunità. «Sarebbe molto opportuno che questo nuovo anno che si apre all’insegna dell’educazione dei giovani alla giustizia ed alla pace, ci vedesse impegnati a realizzare alcune iniziative comuni in cui affrontare il problema del ruolo delle nuove generazioni nel nostro territorio e a domandarci a cosa noi adulti e noi istituzioni li educhiamo, cosa offriamo e cosa potremmo offrire, come contrastiamo la cultura della fuga e del disimpegno, quali valori testimoniamo con le nostre scelte concrete, al di là dei proclami e dei discorsi spesso troppo paternalistici e poco credibili». Essere testimoni, una priorità socio-educativo per non rinchiudersi nelle monadi degli egoismi.
Michele Martuscelli