CASERTA – “Nel contesto disastroso della Regione Campania, dove il Commissariamento della Sanità, oltre a non produrre sostanziali miglioramenti sull’andamento dei costi, ha ulteriormente ridotto e dequalificato i livelli di assistenza per i cittadini, appare ancora più devastante la situazione presente nella provincia di Caserta”. Così il segretario provinciale della Cgil Fp Umberto Pugliese che aggiunge: “Nel casertano agli aspetti deficitari generali si sommano alcune irrisolte peculiarità.
Infatti, l’indice dei posti letto, già in fase di programmazione nettamente inferiore alla media nazionale e regionale, si è ulteriormente ridotto a seguito delle dismissioni di ospedali e della chiusura di pronti soccorso e di reparti. In più, la chiusura degli ambulatori, la riduzione del personale nei distretti sanitari, con sottrazione di competenze e legittimità, e la diminuzione delle prestazioni sul territorio hanno generato una carenza sistemica del livello di assistenza. L’avvenuta nomina dei direttori generali dell’Asl e dell’azienda ospedaliera non è valsa a modificare la situazione. Invero, per quanto a seguito del superamento del commissariamento di queste strutture, pur dalla Fp Cgil più volte sollecitato ed auspicato, ci si attendesse un’inversione di tendenza, anche le nuove figure di responsabilità apicali hanno continuato nell’opera di smantellamento della sanità e mostrato di essere più interessate a favorire clientele e favoritismi, in una logica di continuità, che ad impegnarsi a restituire un minino di credibilità al sistema di tutela della salute sul territorio. In realtà, anche i nuovi direttori, che sembrano essere sotto tutela di qualcuno, sono apparsi più impegnati a conferire incarichi e ad attuare forme di mobilità interna ed esterna, per accontentare i referenti politici di turno, che a riorganizzare i servizi ed a individuare criteri oggettivi che garantissero l’attribuzione delle responsabilità a soggetti qualificati e avviassero processi di mobilità volti a sanare le reali carenze”. Pugliese non usa mezzi termini e sottolinea: “Paradossale appare quanto avvenuto, ad esempio, presso l’Azienda Ospedaliera di Caserta, dove, chissà a quale fine, il personale sanitario è stato impiegato in attività amministrative con il doppio danno, da un lato, dell’ulteriore riduzione di risorse necessarie nelle attività di assistenza, dall’altro, della mortificazione della professionalità del personale amministrativo. Altrettanto paradossale è quanto avvenuto presso l’Asl, con l’attribuzione – anche in questo caso, chissà per quale motivo – di incarichi di responsabilità nelle varie strutture ed articolazioni, nonché nelle istituite commissioni, senza alcun rispetto di titoli e graduatorie e senza alcuna trasparenza”. La Fp Cgil, pertanto, denuncia l’insostenibilità di tali pratiche che finiscono per danneggiare le lavoratrici ed i lavoratori, creando sacche di privilegiati a discapito degli altri, e dequalificano sempre più il sistema sanitario locale. La Fp Cgil rammenta ai direttori generali che alla politica, nelle pubbliche amministrazioni, è attribuita la funzione di indirizzo e di controllo, mentre spetta Loro individuare, in autonomia, le più adeguate modalità gestionali, senza subire pressioni di nessun tipo, prendendo le distanze dalle forze che hanno a cuore i propri interessi a discapito di quelli generali e garantendo legalità e trasparenza. Da qui la richiesta della Fp Cgil: “E’ improcrastinabile, alla luce di quanto sopra evidenziato, l’attivazione di un confronto “vero” sulla stesura dell’atto aziendale, documento programmatorio propedeutico e indispensabile per la riorganizzazione dei servizi, e per la definizione di regole tese: a valorizzare le professionalità esistenti; a creare diritti e non privilegi per i lavoratori; a garantire loro condizioni di pari opportunità nell’attribuzione di incarichi e funzioni; a premiare con lo strumento dell’incentivazione il merito”. Quindi, il Segretario Regionale della Fp Cgil Antonio Crispi: “Nell’ottica di affermare standard elevati continuativi e duraturi del servizio sanitario, infine, la Fp Cgil ritiene indispensabile un superamento dell’esistente precariato, generato dalle diverse forme contrattuali, e anche su questo tema sollecita un incontro per la programmazione di un non più rinviabile percorso di stabilizzazione. Fermamente convinta che servizi e assistenza di qualità passino anche attraverso il miglioramento delle condizioni lavorative degli operatori, la Fp Cgil auspica un forte sostegno alla sua azione per l’affermazione di un bene comune quale la tutela della salute. Infatti, i tagli lineari e diffusi attuati nel tempo, incidendo in maniera indifferenziata sulle spese, non sono intervenuti sulle reali fonti di spreco e non sono stati accompagnati da interventi di ristrutturazione dell’offerta di cure. La progressiva chiusura di ospedali e di ambulatori ha di molto ridimensionato l’offerta dei servizi, mentre le strutture ancora operative, prive di interventi di modernizzazione, risentono di sovraffollamento e di diffuse condizioni di invivibilità determinate da carenze organizzative, strumentali e di personale. Vergognosa è la questione che attiene ai ricoveri in barella mentre è addirittura scandalosa la frequente segnalazione da parte degli operatori dell’indisponibilità finanche di materiale di prima necessità, come le garze per le medicazioni più semplici. La mancata riorganizzazione integrata della rete dell’emergenza, pur prevista dal piano ospedaliero, ha reso ancora più insoddisfatta la domanda dei cittadini, soprattutto nelle aree interne della Regione. I servizi sanitari territoriali e le prestazioni integrate socio/sanitarie, che avrebbero dovuto ridurre il ricorso ai ricoveri e divenire sostitutivi delle attività ospedaliere, sono quasi del tutto inesistenti. A fronte della considerevole riduzione dei livelli di assistenza, tuttavia, aumenta il carico fiscale a danno dei cittadini, per effetto dell’incremento sia della tassazione sia delle più gravose forme di compartecipazione (i ticket). In cambio di questi pesanti sacrifici, che dovrebbero comportare un miglioramento dell’assistenza, i pazienti ricevono tempi di attesa più lunghi, necessità di ricorrere al privato per le cure, viaggi fuori regione anche per sottoporsi a semplici indagini diagnostiche, livelli di assistenza sempre più inappropriati”.