La quarta ondata epidemica è ormai esplosa anche in Italia, basta guardare i numeri di ieri con la Lombardia che ha superato i 10 mila casi. La staffetta tra la variante Delta e la Omicron, di sicuro più contagiosa, non è ancora certo quali risultati produca sul piano clinico. Nell’attesa di capirlo lo scenario che si profila ha fatto scattare dal ministero un’allerta in tutte le Regioni. In Campania l’unità di crisi ha rispolverato i modelli previsionali basati su modelli matematici e di intelligenza artificiale con cui furono fronteggiate le prime ondate. Se continua così a cavallo del nuovo anno la Campania rischia di finire in zona arancione. Come è noto a contare, per il passaggio di colore e far scattare le relative restrizioni, sono l’incidenza, ossia il numero di casi settimanali su 100 mila abitanti e la Campania è già a quota 196, un valore ben oltre 150 con alcune aree della provincia nord e sud di Napoli come Nola e Quarto e del casertano che sfiorano 400 mentre i tassi di ospedalizzazione in terapia intensiva e in degenza ordinaria si mantengono per ora più bassi dei valori limite. Ascoltati i tecnici, lette le previsioni e valutato quanto sta accadendo in Europa e altre regioni del Nord Italia ma anche del Sud (vedi la Calabria) l’Unità di crisi regionale ha messo in moto il potenziamento preventivo dei posti letto per pazienti Covid aggiornando le indicazioni di una settimana fa, quando chiese di attivare il 40 per cento dei posti letto ordinari e di terapia intensiva in funzione il 30 novembre di un anno fa. L’obiettivo fissato oggi è arrivare dunque a 641 letti in degenza e 92 di terapia intensiva ma bisogna essere immediatamente operativi. Da qui la nuova direttiva di convertire almeno 30 letti per ogni azienda. La mobilitazione è dunque massima in tutte le Asl e ospedali per aggiornare il cruscotto sia per la trasmissione dei dati agli organismi di vigilanza nazionali sia per consentire alla cabina di regia regionale di monitorare costantemente l’andamento pandemico. Una strategia che lo stesso De Luca ha ben delineato nei giorni scorsi in Consiglio regionale durante il dibattito sulla legge di Bilancio: «Bisogna stare attenti, la variante Omicron sta esplodendo – ha detto all’Aula – con i dati che abbiamo dovremmo stare già in zona arancione, non in zona gialla». «Il dato che è arrivato ieri (lunedì nda) – ha aggiunto – è di occupazione del 12,5% di posti di area medica per ricoveri Covid ordinari e del 6% di occupazione di posti di terapia intensiva. Le soglie sono rispettivamente 15% per l’area medica e 10% per le terapie intensive. Dobbiamo controllare quotidianamente che non vengano sforati i parametri nazionali altrimenti ci facciamo male. Reggiamo sui ricoveri in area medica e in terapia intensiva ma dal punto di vista strettamente sanitario avremmo interesse ad andare subito in zona arancione (per calmierare i nuovi casi) ma dal punto di vista sociale ed economico no, perché sarebbe una tragedia bloccare di nuovo l’economia della regione». Sui posti aggiuntivi di degenza De Luca ha sottolineato il danno che ne deriva alle attività assistenziali ordinarie, mentre per le terapie intensive ci sono 120 posti aggiuntivi nei modulari ma mancano gli anestesisti e il personale.

L’ultima riunione su questo fronte c’è stata ieri a Napoli, al Frullone, presso la sede della Asl Napoli 1 dove i direttori sanitari hanno affrontato il nodo del raddoppio delle unità di terapia intensiva dei modulari dove bisogna passare dai 12 posti già attivati a 24 mentre nelle aree di degenza allargare il raggio da 39 a 47 posti allestendone 4 di subintensiva. Il Loreto Nuovo e il San Giovanni Bosco per ora, invece, restano entrambi Covid free. Aver dirottato gli anestesisti dal San Giovanni Bosco a Napoli est sera mette a rischio il pronto soccorso ostetrico che già manca nei notturni e festivi. La Cisl medici e altri sindacati della dirigenza spingono per tenere in piedi il servizio h24. E intanto ieri la Campania fa registrare 2.694 casi, mai così tanti dal 13 maggio scorso, il 5,30% di positivi al tampone, 7 morti, (16 lunedì) e ben 1.617 attualmente positivi in più, l’incremento giornaliero più consistente dal 7 marzo scorso a fronte di 3 terapie intensive e 5 ricoveri in più e un Rt che sale ancora a 1,41 assumendo profilo esponenziale. «Vaccinarsi, uso delle mascherine e lavaggio delle mani – conclude Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli e componente dell’unità di crisi – sono il mantra che deve accompagnarci in questo snodo. Sono preoccupato per le feste e per la movida. Su Omicron vedremo ma intanto ci sarà d’aiuto il Monlupiravir che si può usare senza pericoli nei fragili e negli anziani».

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