ll Giorno del ricordo, dal 2004 ogni 10 febbraio il ricordo va al dramma di tutte le vittime delle foibe, a quel tremendo esodo al quale furono costretti gli istriani, fiumani e dalmati nel tardo dopoguerra (si stima che furono più 250 mila a dover lasciare tutto).
Si tratta del giorno il giorno in cui, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell’Italia.
Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia e migliaia di italiani vennero gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Una vendetta, a guerra finita, da parte dei partigiani di Tito.
FiAlla fine del 1945 il presidente del Consiglio italiano, italiano Alcide De Gasperi, presentò agli Alleati «una lista di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia» indicando però in almeno 7.500 il numero delle persone no rintracciate e, dunque, disperse. C’è chi sostiene che furono tra i 15 ed i20 mila gli italiani che finirono nelle foibe, gettati vivi ed a gruppi, o nei lager di Tito. Doveroso ricordarli, poiché proprio il ricordo deve aiutarci a tenere la guardia alta, affinché tanta crudeltà non abbia più a ripetersi.
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