Omicron potrebbe avvicinare la fine della pandemia in Europa. Anche per questo la Ue si prepara a raccomandare a tutti gli stati membri di consentire gli spostamenti a chi è vaccinato e di chiedere i test solo a chi non è immunizzato (oggi l’Italia li impone a tutti, ma l’ordinanza scade il 31 gennaio). Intanto, però, per il governo bisogna risolvere il guaio dei Green pass rafforzati che scadranno a quasi 7 milioni di italiani tra marzo, aprile e maggio, benché siano stati puntuali nel ricevere la terza dose. «Stiamo cercando una soluzione» fanno sapere dal Governo. Sarà inevitabile una proroga per chi ha completato il ciclo vaccinale, booster compreso. Cosa sta succedendo? Nell’ultima decade di marzo e ad aprile il primo buco nero: 1,6 milioni di italiani, a cui è stata somministrata la terza dose tra il 20 settembre e la fine di ottobre, si ritroveranno con il Green pass rafforzato scaduto. E non potranno farci nulla: la durata di sei mesi non potrà essere rinnovata visto che la campagna della quarta dose non è in programma e ancora non sappiamo se servirà. Tra marzo e aprile questi 1,6 milioni di italiani non potranno ritirare la pensione (per chi ha già lasciato il lavoro) senza farsi un test, non potranno viaggiare, addirittura non potranno lavorare visto che dal 15 febbraio è obbligatorio il Green pass rafforzato per tutti gli over 50. A maggio se ne aggiungeranno altri 5 milioni, vale a dire quelli che hanno ricevuto la terza dose a novembre. In sintesi: il paese si paralizzerà. Ieri il governo, in particolare il Ministero della Salute, ha fatto trapelare: siamo consapevoli del problema, «si valuteranno delle soluzioni».
Dunque, i tecnici sono al lavoro per uscire da questo labirinto. Non è semplice visto che si rischia di annacquare un altro provvedimento che entrerà in vigore dal primo febbraio: la durata del Super green pass viene ridotta, per tutti, da nove a sei mesi. Ma quando è stata presa questa decisione non si erano valutati gli effetti collaterali, perché si è andati a colpire allo stesso modo chi ha solo due dosi e chi invece è corso a farsi anche la terza, quella che maggiormente protegge sia contro la variante Delta di Sars-CoV-2 sia contro la Omicron. Da una parte si pone una scadenza molto ravvicinata, inferiore a quella degli altri Paesi dell’Unione europea, dall’altra si introduce l’obbligo del Green pass rafforzato per lavorare fino al 15 giugno (strumento che ha dato buoni risultati perché ha convinto molte persone riluttanti a proteggersi contro il Covid). Quali soluzioni sono allo studio del Ministero della Salute? Si lavora su due ipotesi. La prima è stata proposta dal Lazio: congelare la scadenza del Green pass rafforzato per tutti coloro che hanno ricevuto la terza dose, riattivandola solo in futuro se sarà necessario fare anche la quarta. Secondo Fabio Ciciliano, componente del Comitato tecnico scientifico, «questa è la scelta più logica al momento». In alternativa, si può tornare a una durata di nove mesi per il Green pass rafforzato (ma solo per chi ha la terza dose), ma si rischia di inviare un messaggio contraddittorio visto che la riduzione a sei è stata appena varata. C’è un altro fronte che chiede decisioni rapide: l’obbligo di test antigenico per chi entra in Italia e proviene da altri Paesi Ue. L’ordinanza che ha introdotto questa misura (ad oggi applicata in questo modo generico da poche altre Nazioni Ue) scade il 31 gennaio. Sembra scontato che l’ordinanza non sarà rinnovata, non avrebbe molto senso visto che la circolazione del virus è omogenea in tutta Europa. E anche dagli operatori del settore turistico in Italia c’è una spinta per rimuovere una zavorra che fa preferire a molti viaggiatori altre mete.
Il Ministero della Salute ieri ha tenuto a precisare che «non si hanno conferme su eventuali novità a proposito delle ordinanze in scadenza». Ma la Ue sta completando un documento che supera le ritrosie dell’Italia: secondo la raccomandazione in preparazione possono viaggiare le persone con vaccinazione completa, guarite dalla malattia o in possesso di un test al Covid negativo (ma valido solo 24 ore). In altri termini: non potranno essere costretti a nuovi test o quarantene i vaccinati. I 27 ambasciatori presso la Ue hanno trovato un’intesa su una bozza che arriverà domani al Consiglio Affari Generali. In sintesi, prevede tre criteri alternativi: la vaccinazione completa, la guarigione o il tampone. Oggi, per lo meno fino al 31 gennaio, l’Italia invece chiede il test anche ai vaccinati con tre dosi. La Ue abbandonerà anche il criterio legato alla “mappa del contagio”, con le Nazioni caratterizzate da vari colori: resterà solo come strumento informativo. Va detto che l’Italia di fatto non ha mai applicato le indicazioni di questa mappa, tanto è vero che oggi impone il test a tutti i Paesi della Ue, senza distinzioni. Questo alleggerimento delle regole è in linea anche con quanto affermato ieri da Hans Kluge, direttore dell’Oms per l’Europa: «È plausibile che con Omicron l’Europa si stia avviando alla fine della pandemia». La Omicron potrebbe contagiare il 60 per cento degli europei entro marzo, ma porta anche a una nuova fase di convivenza con il virus.