Sono 144 le emittenti locali a rischio black out se non ci sarà un passaggio sincronizzato dalle frequenze che devono essere abbandonate, a causa delle interferenze con gli Stati confinanti, a quelle messe a disposizione dal governo dopo l’annullamento del beauty contest. L’allarme è stato lanciato dal coordinatore AerantiCorallo, Marco Rossignoli, nella sua relazione annuale sullo stato dell’emittenza locale. “Se il Governo vuole ancora un sistema dove ci sia spazio per l’emittenza locale – ha detto -, occorre un immediato cambiamento di rotta, con la previsione di un serio progetto politico che definisca prospettive e percorsi che diano certezze alle imprese”. All’incontro, oltre al segretario Fnsi, Raffaele Lorusso, e al commissario Agcom, Antonio Nicita, era presente il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, che ha difeso l’operato del governo. “Il passaggio al digitale – ha ricordato – è stato realizzato in modo da tutelare il duopolio. Per questo si è saturato lo spettro, arrivando ad assegnare le frequenze coordinate alle reti nazionali e lasciando alle locali frequenze non assegnate all’Italia, senza alcun accordo con i paesi confinanti”. Il sottosegretario ha quindi ricordato che il governo ha raddoppiato, da 20 a 50 milioni di euro, i fondi a disposizione per indennizzare che le emittenti che liberano le frequenze. Tali fondi vengono però giudicati insufficienti dalle associazioni di settore, le quali temono inoltre che la delibera Agcom per la pianificazione delle frequenze, che deve essere ancora pubblicata, riguardi solo parte del territorio nazionale. “Ci aspettiamo che Agcom pianifichi le frequenze in tutte le regioni e non a macchia di leopardo – ha affermato Giacomelli – ed ho massima fiducia sul fatto che l’Autorità sarà impermeabile alle pressioni delle emittenti nazionali e si muoverà in sintonia con il governo”. “Sono convinto – ha replicato Nicita – che la delibera conterrà elementi che garantiscano la massima flessibilità e quindi l’uso più efficiente possibile delle frequenze”. Secondo Rossignoli, i problemi del settore vanno oltre quello delle frequenze. “La crisi del mercato pubblicitario, i cambiamenti tecnologici e i nuovi modi di fare impresa radiotelevisiva – ha sostenuto – imponevano scelte governative strutturali. Al contrario nulla, in questo senso, è stato fatto e addirittura sono state assunte, su iniziativa del governo, una serie di scelte legislative che hanno, più volte, rimesso completamente in discussione spazi e ruolo dell’emittenza locale”. Una tesi respinta da Giacomelli, il quale ha tra l’altro reso noto che “nell’ambito della riforma sulla Rai è stato inserito un punto relativo al finanziamento delle tv locali”, al fine di riconoscere la funzione di pubblico interesse svolta dall’emittenza locale e di garantire certezza di risorse”.