Che i cibi del Salone internazionale del Gusto siano di ottima qualita’ nessuno lo puo’ discutere, ben diversa la natura di quelli che finiscono nei piatti tutti i giorni. Spesso e’ un ‘non-cibo’, come e’ stato chiamato da Slow Food per una seguitissima conferenza, che potenzialmente e’ dannoso per il nostro organismo, specie se si verifica un accumulo.
”Ogni anno mangiamo 5 chili di additivi”, ha spiegato Libero Ciuffreda, oncologo dell’ospedale Molinette di Torino. Coloranti, conservanti, emulsionanti di ogni tipo, indicati in etichetta, ma di certo non troppo salutari. Ai primissimi posti per concentrazione di additivi sono state trovate caramelle gommose: ne avevano 14, su 25 ingredienti totali. ”Rispetto a 60 anni fa la piramide della nostra dieta si e’ rovesciata – ha detto Matteo Giannattasio, ricercatore dell’universita’ di Padova e direttore della rivista ‘Valore Alimentare’ – una volta gli italiani consumavano il 70% di cibo fresco ed il 30% trasformato, oggi e’ l’opposto. Nel nostro stomaco finiscono alimenti troppo elaborati, di qualita’ scadente, dove gli additivi chimici sostituiscono gli elementi naturali”. Neppure il risparmio, tanto piu’ indispensabile in tempi di crisi, giustifica la scelta di ‘non-cibi’. Almeno non sempre. ”Una prima colazione a regola di natura – ha proseguito Giannattasio – ha un costo medio di 1,12 centesimi, una fatta di prodotti industriali scadenti costa 1,13. E, per fare un altro esempio – ha detto ancora il ricercatore di Padova – perche’, con la stessa spesa, scegliere un wurstel confezionato con gli scarti ad una fettina di pollo cucinata a regola d’arte. Certo – ha concluso – non si puo’ pensare di pagare un buon gelato 1 euro e 20 centesimi, bisogna spenderne almeno 3”. Una dieta di cibi buoni e’ – ha sostenuto Ciuffreda – il miglior anti-cancerogeno: ”Gli studi dell’oncologia mondiale – ha detto ancora Ciuffreda – ci dicono che una sana alimentazione riduce del 30-40% il rischio per tutti i tipi di tumore. Altre conferme che mangiare male danneggia la salute lo dimostrano le statistiche fatte tra quelle comunita’ che si spostano dal loro paese natale ad un altro con diverse abitudini alimentari: i nigeriani, ad esempio, a casa loro si ammalano di cancro al colon 10 volte di meno rispetto agli americani. Ma se vanno a vivere negli Stati Uniti i dati che li riguardano si allineano a quelli degli americani”. Per Giannattasio non e’ sufficiente attenersi al rispetto della dga, la dose giornaliera ammissibile che per ogni additivo fissa limiti diversi: ”Alcuni valori sono molto bassi e non si considera il mix dell’accumulo”. Ecco perche’ viene vista con favore la revisione di queste soglie di tollerabilita’ ”alla luce delle nuove evidenze scientifiche – ha spiegato l’avvocato Barbara Klaus – ma sara’ pronta soltanto nel 2020”.