Una maxi tassa del 58,5% sulle sigarette elettroniche, che vengono cosi’ equiparate alle tradizionali ‘bionde’, e’ una delle misure decise dal governo per decreto il 26 giugno scorso per bloccare l’aumento Iva dal 22 al 23% fino a ottobre. Nel provvedimento e’ stabilito anche che le e-cig potranno essere vendute solo dai tabaccai.
Provvedimento che ha scatenato immediate reazioni delle aziende di settore che temono la chiusura di tutti i punti vendita. L’imposta di consumo del 58,5% sara’ in vigore dal primo gennaio 2014 e sara’ applicata – si legge nel decreto legge 76 – sui ”prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonche’ i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo”, cioe’ cavi Usb e batterie. A vendere questi prodotti saranno i tabaccai: la commercializzazione delle sigarette elettroniche e delle parti di ricambio, si legge nel decreto, ”e’ assoggettata alla preventiva autorizzazione da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli nei confronti di soggetti che siano in possesso dei medesimi requisiti stabiliti, per la gestione dei depositi fiscali di tabacchi lavorati, dall’articolo 3 del decreto ministeriale 22 febbraio 1999 n.67”. Il decreto prevede, tra l’altro, che ”il ministero della Salute esercita il monitoraggio, per i profili di competenza, sugli effetti dei prodotti succedanei dei prodotti da fumo, al fine di promuovere le necessarie iniziative anche normative a tutela della salute”. L’azienda Ovale parla di ”diecimila nuovi disoccupati stabiliti per decreto legge” e accusa il governo di aver fatto un ”regalo alle lobby dei tabacchi che stanno iniziando adesso ad investire nel settore”. Ovale annuncia azioni legali ”sia a livello nazionale che europeo” perche’ il decreto e’ ”incostituzionale perche’ mancante dei requisiti di necessita’ ed urgenza”. Per il presidente dell’Associazione Nazionale Fumo Elettronico Massimiliano Mancini, il Governo vuole ”distruggere il mondo dei produttori, distributori e commercianti del settore della sigaretta elettronica, sviluppatosi in Italia negli ultimi 24 mesi” e ”fatto di 3.000 imprese e 5.000 persone” che hanno assunto giovani e pagano abbondanti tasse e dazi doganali”. ”Finalmente regole certe” e’ invece l’apprezzamento di Giovanni Risso, presidente nazionale della Federazione italiana tabaccai.