Fu un giovane ricercatore italiano, Vincenzo Tiberio, a scoprire per primo il potere delle penicillina ma il suo lavoro, pubblicato 35 anni prima di Alexander Fleming, non trovò diffusione finendo rapidamente nel dimenticatoio.
Per ricordarne la storia a 100 anni dalla morte, prendono il via una serie di iniziative, si comincia da Arzano (NA) dove visse a lungo il medico molisano. “L’intuizione di Tiberio ha spiegato Sergio De Rosa, uno degli organizzatori delle celebrazioni arrivò osservando il fatto che ogni volta che il pozzo per l’acqua potabile veniva pulito dalle muffe, le persone tendevano ad ammalarsi più facilmente. Fu da lì che inizio a studiare le muffe e capirne il potere antibiotico”. Partendo da questa osservazione il giovane ricercatore riuscì a verificare in vitro la capacità di alcune di queste muffe di combattere molti batteri e pochi anni dopo, nel 1895, pubblico i suoi risultati su una rivista scientifica in italiano, ma senza trovare diffusione. Osservazioni analoghe furono poi compiute da Fleming negli anni 30 e la scoperta degli antibiotici portò il medico inglese, con Howard Florey e Ernst Chain che seppero svilupparne le applicazioni, al conferimento del premio Nobel nel 1945. “Forse Tiberio fu troppo avanti nei tempi ha spiegato Gilberto Corbellini, storico della medicina dell’Università Sapienza di Roma allora mancavano ancora le tecnologie per riuscire ad andare oltre ma chissà che se i suoi studi fossero stati in inglese Florey e Chain si sarebbero forse agganciati al lavoro dell’italiano e non di Fleming”. “Cercare di cambiare il ruolo di Fleming ha proseguito Corbellini non ha alcun senso oggi, è dai suoi lavori che si sono sviluppati i farmaci antibiotici. Ma la storia di Tiberio è molto interessante e merita di essere ricordata”. E proprio in occasione dei 100 anni dalla scomparsa del medico nato a Sepino (CB) nel 1869 sono previsti una serie di appuntamenti nei luoghi fondamentali della sua sfortunata carriera da ricercatore.