Era il 17 ottobre di 43 anni fa e in una chiesa di Palermo si consumava uno dei furti piu’ misteriosi e controversi della storia: quello della Nativita’ del Caravaggio. E’ si trova proprio la cronaca del furto clamoroso nel libro ‘Il Caravaggio rubato, Mito e cronaca di un furto’ (Sellerio editore Palermo, 83 pagg., 14 euro), in questi igorni in libreria. Un libro che diventa un’inchiesta che insegue le ipotesi diverse intorno alla sorte di un dipinto.

Il quadro di grandi dimensioni copriva una parete del mistico e festoso Oratorio di San Lorenzo di Palermo ed era incastonato nei ‘teatrini’, che ornavano tutto il complesso, dell’altro sommo Giacomo Serpotta. Opera d’arte immensa, dunque, non solo il dipinto, ma nel complesso il luogo in cui si inseriva. Il danno del furto fu inestimabile. E riassunse agli occhi dell’opinione pubblica piu’ civile un’immagine di violenza, di incuria ambientale, di negligenza delle autorita’. Un’immagine simbolo dell’inerte decadenza in cui era stata irretita una citta’ una volta orgogliosa. Di questa sorta di stupro alla citta’, Scarlini ricostruisce la cronaca per moltissimi aspetti controversa: non si e’ mai conosciuto l’esecutore e il mandante, mai si e’ chiarita la fine del quadro. Tanto meno si e’ individuato il movente dell’atto: se causato semplicemente da sete di guadagno o di possesso, oppure parte di una strategia piu’ difficile da decifrare, di destabilizzazione se non di umiliazione inferta allo stato o volta a suggellare iconograficamente un dominio indicibile.

 

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