Lo sguardo innocente dei bambini dietro al filo spinato, l’umiliazione dei vecchi costretti al taglio della barba, l’ultimo saluto di giovani uomini destinati alla fucilazione. Quando alla fine del 1941 nell’Europa orientale iniziavano le uccisioni di massa e le deportazioni nei campi di sterminio,
gli oltre tre milioni di ebrei polacchi avevano gia’ vissuto oltre due anni di persecuzioni. Umiliati, vessati e confinati nei ghetti, decimati dalla fame e dal tifo in piena citta’, a un passo dalle vite normali degli altri. Prova a raccontare questa pagina terribile dell’orrore nazista, tappa fondamentale verso lo sterminio finale, la mostra che si apre domani a Roma al Vittoriano, per il Giorno della Memoria. ”Strumento assai valido contro il negazionismo” , fa notare il ministro della cultura Lorenzo Ornaghi, che ne sottolinea la vocazione didattica. Articolata in quattro sezioni, la rassegna, curata dal direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoa di Roma Marcello Pezzetti, con Sara Berger e Bruno Vespa, ripercorre con un allestimento sobrio, ma di grande impatto emotivo (un grande muro realizzato da scenografi di Cinecitta’ evoca a meta’ del percorso i muri dei ghetti, cosi’ come fa in una un’altra sezione la staccionata percorsa dal filo spinato) la storia della segregazione in Polonia, dal 1939 al 1944: l’istituzione dei ghetti, la vita quotidiana al loro interno, la fame, le malattie, la violenza, il lavoro coatto, le deportazioni, la resistenza, le liquidazioni finali. Prestati da musei e da associazioni di tutto il mondo dall’United States Holocaust Memorial Museum di Washington allo Yad Vachem di Gerusalemme e il Bundesarchiv di Berlino, oggetti, fotografie, giornali, documenti e filmati (visionabili sui tre schermi dislocati lungo il percorso), la maggior parte dei quali inediti o mai presentati in Italia, raccontano una realta’ che il grande pubblico ha in parte conosciuto con film come Schindler’s List o Il Pianista. Una tragedia, sottolineano Pezzetti e Berger, della quale e’ necessario ”approfondire il quadro storico e i contorni”, anche ”per l’alto numero di vittime che ha provocato”. Soprattutto, fanno notare i due storici,”occorre riflettere su come l’odio prodotto da anni di propaganda antisemita abbia causato in un tempo cosi’ breve un genocidio senza precedenti, la cui responsabilita’ non e’ ascrivibile solo ai tedeschi, ma a migliaia di uomini che vivevano in diversi paesi della civile Europa, orientale e occidentale”. Una vicenda ”molto complessa- sottolineano ancora- che non puo’ essere dipinta solo con i colori bianco e nero, ma che necessita della presenza di una serie di grigi, in particolare se si vogliono chiarire le responsabilita’ ”. Costata poco piu’ di 250 mila euro e realizzata con il sostegno di Camera di Commercio di Roma, Bnl, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Ferrovie dello Stato, Enel, Eni, Poste italiane, la rassegna, come riconosce il ministro Ornaghi, ha una forte vocazione didattica, tanto che gia’ prima dell’apertura, rivela il presidente di Comunicare Organizzando Alessandro Nicosia, sono tantissime le prenotazioni arrivate dal mondo scolastico. L’apertura – gratuita- e’ prevista al momento fino al 4 marzo, ma non si escludono proroghe