”La cooperazione deve compiere nel campo operaio un’opera benefica e utile sia alla causa dei lavoratori che all’economia nazionale, deve indicare la via del lavoro e non della violenza. Lotta di lavoro e non lotta di classe”.

E’ un passaggio della tesi su ‘La cooperazione’ discussa da Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, all’Istituto ‘Alfieri’ di Firenze nel 1924. Era data per perduta durante l’alluvione del 1966 ma, ritrovata negli scantinati della biblioteca di Lettere, oggi e’ stata recuperata ed e’ un libro pubblicato da Ames e Legacoop Liguria. Il libro non e’ una mera copia anastatica di quella tesi, ma un testo critico realizzato da Sebastiano Tringali con la prefazione di uno dei maggiori docenti di storia contemporanea ed esperto di storia della cooperazione: il professor Paolo Fabbri dell’universita’ di Roma 3 che offre anche due interessanti ipotesi sulla votazione ottenuta allora da Pertini per quella tesi, molto piu’ bassa rispetto alla media dei voti raccolti negli esami: 84/110. Sandro Pertini, che nel ’24 aveva 28 anni, era gia’ laureato alla facolta’ di Giurisprudenza di Modena ed era stato ammesso al terzo anno di corso presso l’Istituto di scienze sociali ‘Cesare Alfieri’. Il 2 dicembre, dopo aver superato otto esami in soli sei mesi, Pertini ebbe il grande coraggio di saltare sei esami e chiedere la discussione della tesi. Fini’ davanti a una commissione di super-esperti come l’economista Giovanni Lorenzoni, il direttore dell’Alfieri professore di politica e legislazione economica Riccardo della Volta e Piero Marsili Libelli, economista di formazione cattolica. E infine, Olinto Marinelli, il piu’ importante geografo dei tempi, che liquido’ Sandro Pertini al’esame di Geografia con un 18. Senza contare che allora nel cda dell’Alfieri sedevano fior di fascisti. Scrive Fabbri che probabilmente Pertini sconto’ il coraggio di discutere la propria tesi prima di aver concluso l’iter degli esami, ma sottopone ai lettori anche l’ipotesi di un giudizio politico. ”Pertini – scrive Fabbri – quando arriva a Firenze ha gia’ un passato di militante socialista ed e’ iscritto a Italia Libera”, il movimento che e’ stato radice e humus di ‘Giustizia e liberta”. ”L’allora direzione generale di Pubblica sicurezza – scrive Fabbri – ne conosce certamente i movimenti”. Ma lo stesso studioso attribuisce scarsa fondatezza a quest’ultima ipotesi: certo e’ che Pertini aveva fretta di laurearsi e la tesi del giovane studente, pur essendo di ”ampia capacita’ di sintesi”, soffre di ”ingenuita’ di interpretazione”. Una tesi, scrive Fabbri, ”passibile di critiche dal punto di vista espositivo, scientifico e financo lessicale”. Da non meritare l’alloro della lode ma nemmeno da esser relegata tra quei lavori tanto inqualificabili da meritare la votazione di 84/110. Un piccolo giallo che aumenta la curiosita’ di affrontare il libro pubblicato da Ames e Legacoop con riconoscenza per avere di nuovo fruibile un testo di grandi intuizioni democratiche.

 

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