Stop al fumo con le sigarette elettroniche nelle scuole: e’ quanto sarebbe indicato nel parere del Consiglio Superiore di Sanita’ che propone la misura, secondo quanto si e’ appreso, solo in questo luogo a difesa della salute dei giovani. Ogni misura dovra’ essere decisa dal ministro della Salute.
Il parere, articolato in 5 pagine di valutazioni sulla base delle conoscenze e degli studi scientifici disponibili, dettaglia la necessità di intervenire a difesa di alcune categorie come appunto i giovani o le donne in gravidanza, secondo il principio di precauzione. Il divieto, o la limitazione, delle e-cig nelle scuole – ma la decisione spetta al ministro – nascerebbe dalla necessità di non escludere i rischi da fumo passivo per quei dispositivi che contengono nicotina.
“Consigliare un provvedimento che vieti l’utilizzo delle sigarette elettroniche nei locali pubblici, senza uno straccio di studio scientifico, è incomprensibile e surreale – afferma in una nota l’azienda produttrice di ecigs Ovale, la principale del settore in Italia e in Europa – . Ci aspettiamo – prosegue l’azienda – che il Css raccomandi anche il divieto di utilizzo dei vaporizzatori nelle discoteche, il divieto di stare vicini ai ferri da stiro o alle pentole a pressione che ugualmente emettono vapore”.
“E’ paradossale che il Css abbia richiesto il contributo dell’Agenzia del Farmaco per un prodotto che, come è evidente a tutti, non ha nulla a che vedere con i farmaci, essendo la sigaretta elettronica, di per sé, niente altro che una batteria, una resistenza, un serbatoio e un atomizzatore, tutti prodotti esclusivamente tecnologici”. “Per quanto ci riguarda, ben vengano le raccomandazioni del Css relative alle precauzioni di utilizzo per le donne in gravidanza e i minorenni, che Ovale già mette in pratica da sempre. Chiaramente, il divieto di utilizzo nelle scuole è ovvio. “Speriamo che il Governo, e il ministro Lorenzin, vogliano tenere conto anche delle nostre posizioni e voglia ascoltare chi questo prodotto lo ha introdotto, sviluppato e sta investendo nella ricerca. Auspichiamo che si tenga conto anche degli indirizzi positivi che arrivano dall’Unione Europea”.