“Che bello il Quirinale, sarei venuto anche a cavallo, non me l’hanno permesso, non c’era nemmeno lo spazio. Ma sarei venuto comunque, presidente sono a disposizione, se ha bisogno di me anche per un settennato tecnico!” Completo grigio, Roberto Benigni apre così il suo intervento al Quirinale,
prima di leggere alcuni testi dal giuramento della giovine Italia. ” Domani finisce il 150 e si ricomincia tutto come prima, granducato di Mantova eccetera,” scherza. ” Come vedete ho qui una paccata di fogli, come si dice adesso, se non li volete non ve li leggerò tutti”. Nel suo intervento show al Quirinale, invitato per la cerimonia conclusiva delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, Roberto Benigni non risparmia una citazione ironica alla frase sfuggita qualche giorno fa al ministro del lavoro Elsa Fornero – senza mai citarla – quando disse che “il Governo non è disponibile a mettere una paccata di miliardi di fronte ad un sindacato che dice no”. Il comico si apprestava a fare l’excursus di letture con il quale ha ripercorso il cammino dell’Italia unita, partendo dalle pagine risorgimentali per arrivare poi alla costituzione italiana. “Amato mi ha chiamato e sono orgoglioso, orgogliosissimo di essere qui- ha premesso- mi batte il cuore a mille ad essere in questo luogo”. Garibaldi? “Imagine di John Lennon l’ha anticipata lui!”. Entusiasmo travolgente, Roberto Benigni trasforma in uno show a tratti commovente il suo intervento al Quirinale per la cerimonia conclusiva dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Parte da due testi risorgimentali, il Giuramento della Giovine Italia di Mazzini e il memorandum di Garibaldi alle Potenze d’Europa, per fare poi una carrellata che, attraversa tutta la storia unitaria fino alla firma dei costituenti per la costituzione italiana nel 1947. Ricorda che Garibaldi ha anticipato anche l’idea di Europa, legge brani tremendi dal fronte della prima guerra mondiale, recita stentoreo tutti i nomi dei professori che nell’Italia di Mussolini rifiutarono di aderire al fascismo. Sulle leggi razziali si ferma, “é una pagina così nera da essere ridicola”, dice. E per ricordarla ricorre ad un esilarante, amarissima, poesia di Trilussa , protagonista un gatto in odore di ebraismo. Quindi arriva alla II guerra mondiale, legge commosso alcune lettere di condannati a morte della resistenza. L’ultima è di un ragazzo di 29 anni che scrive alla mamma ‘il tuo bambino muore senza paura’. ” Ci sono bambini che hanno donato la vita per noi- conclude Benigni commosso- c’é voluta tutta questa morte e questo orrore perché si potesse arrivare a scrivere queste parole”, ovvero la Costituzione italiana. E proprio leggendo il primo articolo della Costituzione e poi le firme di coloro che la promulgarono Benigni conclude. Non prima di aver lanciato un entusiastico ‘Viva l’Italia”. ‘ ‘Grazie a Benigni, anche se è difficile parlare grigiamente dopo di te” . Il presidente della repubblica Napolitano si rivolge così al comico toscano che ha appena terminato il suo intervento prima di cominciare il suo discorso nella cerimonia al Quirinale per la conclusione delle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia.