Il presidente Sergio Mattarella celebrerà la festa della Liberazione ad Acerra, medaglia d’oro al valor civile. Il suo arrivo nella città dove un’eroica resistenza all’invasore nazista si concluse con una strage finita nell’oblio per 56 anni, è stato fissato per il prossimo 25 aprile alle 11,30. L’annuncio ufficiale è comparso ieri sull’agenda del sito della Presidenza della Repubblica. Ma in Comune cadono dalle nuvole. Sembrano colti di sorpresa dalla notizia ufficiale della visita, anche se da almeno una settimana ci sono state richieste di informazioni sulle piazze disponibili ad accogliere il presidente, ma anche sulle manifestazioni organizzate in città in occasione della festa della Liberazione e sulla capienza del Castello baronale. È stato già approntato un piano di sicurezza per accogliere il Capo dello Stato su cui ovviamente vige il massimo riserbo. Ma da alcune indiscrezioni non ufficiali sembrerebbe che Mattarella atterrerà direttamente da Roma con un elicottero nel capo Arcoleo o in auto dall’aeroporto di Capodichino. La scelta di commemorare ad Acerra il settantasettesimo anniversario della Liberazione ha per il presidente un forte significato simbolico per la reazione messa in campo all’occupazione nazista dalle genti meridionali. Le quattro giornate di Napoli, ma anche i tre giorni dell’ottobre del 1943 cambiarono il volto di Acerra, messa a ferro e fuoco dalle truppe del famigerato generale Goring per piegare una rivolta di popolo. «La strage di Acerra, compiuta dall’esercito nazista dopo l’8 settembre e lo sbarco degli alleati a Salerno, mentre nella popolazione civile cresceva la speranza di pace e di libertà, è parte incancellabile della memoria della Repubblica», ricordò Mattarella in occasione del 75esimo anniversario dell’eccidio. Per il presidente, quella strage che provocò la morte di ben 93 acerrani «fu uno degli eventi più tragici e sanguinosi avvenuti in quei mesi nelle regioni meridionali» che rafforza insieme alle altre rivolte messe in atto nel Mezzogiorno «il senso dell’unità nazionale». E chissà che la sua venuta non possa essere l’occasione per conferire alla città quella medaglia d’oro, questa volta al valor militare, che gli studenti del liceo polispecialistico “Alfonso Maria de’Liguori” chiesero con passione al Capo dello Stato. «Vorremmo che venisse assegnato un riconoscimento ufficiale per la guerra di Liberazione al fine di dare il giusto onore ad una città che con i suoi giovani ebbe Il coraggio di difendere in armi l’orgoglio cittadino e nazionale», scrissero i liceali in un accorato appello al presidente Mattarella non più tardi di quattro anni fa.
Ad Acerra ci sperano in un quello che viene considerato un dovuto riconoscimento ufficiale a quella lotta di popolo contro la barbarie nazista di quel terribile autunno del 1943. Sarebbe considerato al pari della medaglia al valor civile che nel 1999 l’allora presidente Azeglio Ciampi conferì alla città. Quella di Acerra è stata per decenni una delle stragi naziste ignorate dalla storiografia nazionale. Eppure qui due giorni dopo la rivolta di Napoli si consumò una delle pagine più eroiche e tragiche dell’intera Campania. Novantatre morti e un intero centro storico dato alle fiamme dai tedeschi in fuga furono il tragico epilogo di quei giorni che vanno dal primo al 3 ottobre del 1943. Ma la visita ad Acerra potrebbe arricchirsi anche di un momento non istituzionale: la visita della tomba di monsignor Antonio Riboldi nella cattedrale. Sarebbe l’occasione anche per incontrare il presidente della CEI campana e vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna. Il presidente era molto legato al vescovo anticamorra fin dai tempi in cui era parroco nel Belice, in Sicilia. In occasione della sua morte, il capo dello Stato rimarcò con forza l’impegno di don Riboldi contro la mafia insieme al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici e a suo fratello Piersanti Mattarella, tutti assassinati da Cosa Nostra. Il sindaco mesi fa annunciò, durante una manifestazione in una scuola cittadina, la realizzazione di un monumento dedicato alla Resistenza acerrana, ma da allora non se ne è saputo più nulla. Nel caso fosse stato ultimato potrebbe essere inaugurato da Mattarella. Nei giorni scorsi in città è giunta una troupe di Rai Storia per realizzare un docufilm sulla rivolta di Acerra dell’ottobre del 1943.