Associato ai farmaci antiretrovirali ne potenzia l’efficacia contro la malattia, oltre a stimolare il sistema immunitario. Sono i nuovi, promettenti risultati del vaccino terapeutico contro l’Hiv-Aids che porta la firma della Ricerca italiana, essendo stato messo a punto dal direttore del Centro Nazionale Aids dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Barbara Ensoli.
A dimostrare gli effetti del vaccino italiano anti-Aids denominato ‘Tat’ – la cui funzione è appunto bloccare la malattia in soggetti già infettati – sono i dati della seconda fase di sperimentazione, pubblicati sulla rivista Retrovirology, condotta su 168 pazienti seguiti per tre anni consecutivi, in undici centri clinici italiani. “Abbiamo dimostrato per la prima volta che la terapia antiretrovirale può essere intensificata attraverso un vaccino”, ha detto Ensoli, che si attende di confermare questi risultati con la sperimentazione di fase II recentemente completata in Sudafrica. Si tratta, ha affermato, di risultati che ”aprono nuovi scenari: il vaccino, in associazione alla terapia farmacologica (HAART), è infatti in grado di stimolare il sistema immunitario di un paziente con HIV aumentando l’efficacia degli antiretrovirali e di aumentare sensibilmente le cellule T CD4+, bersaglio del virus”. Il passo successivo sarà ora verificare se il vaccino – che agisce contro la proteina Tat, il motore che permette al virus di riprodursi e di diffondere l’infezione – riesce a bloccare la malattia anche in soggetti ancora asintomatici e che non prendono dunque i farmaci atiretrovirali. Uno studio che ”abbiamo pubblicato – spiega Ensoli – dimostra che soggetti infettati dal virus Hiv ma ancora asintomatici e che presentano naturalmente anticorpi anti-Tat, progrediscono meno verso la malattia. Gli anticorpi proteggono dunque dalla progressione dell’infezione, e ciò ci induce a pensare che se il vaccino venisse somministrato a tali pazienti asintomatici e non in terapia, anche su di loro si potrebbe avare tale effetto di ‘blocco’ della malattia”. Tuttavia, precisa l’esperta, ”ciò deve essere dimostrato e sperimentato su un campione ampio e sarà questo uno dei passi successivi, anche se il problema resta sempre – afferma – quello della carenza di fondi per andare avanti con i test”. I nuovi risultati rappresentano comunque un grande passo avanti: ”Il problema – avverte Ensoli – è che oggi si parla sempre meno di Aids ed i giovani conoscono poco questa patologia, ciò indubbiamente per l’efficacia dei farmaci, ma questo è molto pericoloso”. Infatti, avverte, ”stanno arrivando in Occidente altri sottotipi virali verso i quali i farmaci sono meno efficienti. E’ quindi necessaria mantenere alta l’attenzione e mettere in atto nuove campagne di informazione”. Inoltre, i numeri della malattia sono ancora altissimi: ”In Sudafrica – ricorda la ricercatrice – sono 6 milioni le persone infettate e le terapie antiretrovirali non riescono ad arrivare a tutti, e numeri alti si registrano ancora anche in America”. Quanto ai tempi dell’arrivo sul mercato, Ensoli invita tuttavia alla cautela: ”Il vaccino sarà disponibile solo dopo la fase tre di sperimentazione puntata sull’efficacia, ed il problema anche qui è legato ai fondi necessari per procedere con i trials”. Ma finchè il vaccino non sarà disponibile, conclude, ”va detto che la prevenzione deve restare alta, poichè è l’unico modo che abbiamo oggi per bloccare l’epidemia”.