“Un tumore allo stomaco su tre proviene da una regione di confine tra esofago e stomaco, il cardias. Solo negli Usa l’incidenza di queste neoplasie e’ di 20mila casi l’anno. Utilizzare in questi casi la chirurgia laparoscopica minvasiva consente oggi di studiare questa tipologia di tumori prima di aprire completamente un addome. Inoltre abbassa il tasso di morbilita’ e mortalita’ post operatoria”.
Ad affermarlo all’Adnkronos Salute e’ Domenico D’Ugo, ordinario di Chirurgia generale all’universita’ Cattolica di Roma. L’esperto e’ il promotore del workshop ‘2012.Com – Chirurgia oncologica mininvasiva’, in corso al Gemelli di Roma. Secondo D’Ugo “non ci sono attualmente strategie univoche su come intervenire. Mentre sarebbe necessario – avverte – chiarire prima i vari aspetti del tumore al cardias per pianificare le cure migliori attraverso l’uso di terapie integrate. L’istologia e le analisi biomolecolari – precisa D’Ugo – possono suggerirci proprio questa strada, cosi’ da identificare il cancro e batterlo in anticipo. Ma non solo, ad esempio anche individuare quale farmaco e’ piu’ indicato per ottenere il risultato pre-operatorio piu’ corretto, puo’ essere d’aiuto per lo specialista per operare successivamente sul paziente con un impatto meno invasivo”. Il carcinoma del cardias rappresenta oggi una neoplasia in costante aumento nei Paesi occidentali e tra i fattori di rischio sono spesso indicati: l’alcol, il tabacco e l’ obesita’. Ma “l’unico fattore significativamente correlato – affermano gli esperti – sembra essere l’esofago di Barrett, una condizione pre-neoplastica secondaria a reflusso gastroesofageo cronico”. “Oggi la comunita’ scientifica – avverte il chirurgo – tende predisporre un piano di cura per le neoplasie del cardias sulla base dell’esperienza professionale e della tradizione medica. Un approccio confermato anche da Vivian Strong, del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York. Certe volte – sottolinea D’Ugo – anche negli Usa dipende da quale porta entra il paziente, ovvero se va da un chirurgo toracico o da un altro specialista, per sapere a quali cure sara’ indirizzato”. Per questo secondo D’Ugo “vista l’altissima difficolta’ dell’operazione sui tumori del cardias e l’alto tasso di complicanze che richiedono i reinterventi sui pazienti, e’ necessario – conclude – arrivare alla definizione condivisa della figura del chirurgo del tratto digestivo superiore che dall’ipofaringe allo stomaco conosca ogni variazione, accesso e riparazione delle complicanze”.