Ricordate la sensazione di calore e protezione che vi dava da bambini quella tazza di latte caldo con dentro i biscotti? O il profumo della lasagna appena sfornata per il pranzo della domenica? E quella sensazione liberatoria di infilare un dito nel barattolo della Nutella? E ancora il pane caldo, i quadratoni di cioccolata, la pizza con la mortadella e tutti quei cibi che al solo pensiero, mettono in pace con il mondo. Ecco tutto questo adesso ha un nome, che, come spesso accade per le mode – culinarie e non -, arriva dall’America: è il Comfort Food. Un artificio letterario per definire quel cibo che infonde in chi lo mangia un sentimento nostalgico o sentimentale: un piatto il più delle volte semplice, genuino, che appartiene alla tradizione familiare, spesso ricco di calorie, sicuramene pieno di sapore. Il comfort foodie è un po’ come una tana segreta. “Un divano comodo dove stare: da soli nascosti sotto il plaid, accoccolati con chi si ama, incastrati con i propri figli, gatti o cani, seduti a chiacchierare con gli amici o con chiunque senta il bisogno di condividere un momento piacevole”. Così lo definisce Ilaria Mazzarotta, scrittrice, cuoca, mamma e foodblogger, che ha scelto le ricette più “comfort” e le ha raccolte in un libro: Comfort foodie – coccolarsi mangiando (Gribaudo).

Per sentirsi felici anche mangiando. E se il cioccolato resta il re del cibo dispensatore di benessere, non bisogna sottovalutare il ruolo di pizza, lasagne, parmigiana di melanzane, pasta e fagioli. Ma ognuno di noi ha i suoi cibi rifugio e sfogliando l’insolito ricettario, troviamo un po’ di tutto. Dal pane, burro e marmellata al french toast per colazione; dalle bruschette con ceci e moscardini a quelle con salsiccia fresca e stracchino per antipasto o merenda alle fave con il pecorino; dal rassicurante minestrone alla pasta con zucchine e gorgonzola o alle tradizionali cacio e pepe, carbonara e gricia. Ma c’è spazio anche per le cotolette, i fiori di zucca fritti, l’arrosto. E quale deriva “etnica” con il guacamole, il garlic bread, il cheese naan, lo tzatziki. L’inverno, con la voglia di rifugiarsi in luoghi accoglienti e caldi, è la stagione principe per il comfot foodie, ma anche la frutta e la verdura in estate con i loro profumi e colori sono in grado di dare quella sensazione di piacere al primo morso. Coccole che passano dal palat, che aiutano a stare meglio e a curare lo stato d’animo in particolari momenti della vita o anche solo della giornata. Mazzarotta ha anche stilato una top ten delle “schifezze” da concedersi ogni tanto: le patatine in sacchetto – meglio se al formaggio; il salame da tagliare a fette e mangiare; i cetrioli sottaceto, con i semini di senape che galleggiano nel barattolo; il mascarpone; noccioline, pistacchi, anacardi e mandorle; la cioccolata; latte e nesquik; i peperoncini ripieni di tonno; le acciughe; formaggi di qualunque tipo, dal gorgonzola ai tomini.

 

Non manca neppure un COMFORT FOOD MANIFESTO

1. Il comfort food è quel divano comodo che non puoi buttare, sul quale si può passare del tempo da soli, nascosti sotto il plaid, accoccolati con chi si ama, incastrati con i propri figli, gatti o cani, seduti a chiacchierare con gli amici, o con chiunque si voglia, per condividere un momento piacevole.

2) La farina, il pane, l’olio e il burro devono essere di ottima qualità. Sempre.

3) Friggere sì, ma con moderazione

4) Le cotture lente mettono in pace l’anima, ma vanno seguite e non lasciate al loro destino

5) La cacio e pepe è fatta con il pepe e il pecorino. E basta!

6) Le polpette e il polpettone sono cibi che vanno preparati con cura: evitate di comprarli già fatti.

7) Un buon rosmarino riesce a dare senso a un intero menu, dall’antipasto al dolce.

8) Il purè vuole il latte, il burro e la noce moscata: non deludetelo.

9) Studiate le stagioni di frutta e verdura o digitate su Google “stagioni frutta e verdura” e cominciate a non sbagliare. Ne guadagnerete in gusto e salute.

10) Sì ai prodotti regionali, no al km zero a tutti i costi. Ovvero: datemi oggi i miei capperi di Pantelleria, le mie cipolle di Tropea e la mia polenta trentina senza bisogno che arrivi fin lì.

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