Per la prima volta e’ stato ‘avvistato’ il fermione di Majorana, l’elusiva particella teorizzata dal fisico italiano e che e’ allo stesso tempo anche la sua antiparticella. Il risultato descritto su Science si deve a un gruppo coordinato dalla Delft University of Technology nei Paesi Bassi.

Teorizzati da Ettore Majorana nel 1937, i fermioni di Majorana sono particelle che, differenza di altre, non hanno una controparte nell’antimateria: sono esse stesse il loro opposto. Grazie a questa caratteristica, che permette loro di ricordare la posizione precedente quando si spostano, queste particelle secondo gli esperti potrebbero essere utili trasportare informazioni nei futuri computer quantistici. Per rivelare queste particelle mai osservate prima i ricercatori hanno costruito un dispositivo nel quale secondo i teorici, applicando campi magnetici e corrente elettrica, si posso generare i fermioni di Majorana. Si tratta di un semiconduttore topologico, la cui parte interna ha una resistenza elettrica pari a zero mentre la parte piu’ esterna e’ un normale conduttore. Il dispositivo e’ formato da un filo di materiale semiconduttore chiamato antimoniuro di indio coperto con oro e niobio, quest’ultimo un superconduttore. Il dispositivo e’ stato collocato su un substrato di silicio che era stato prestampato con circuiti logici per consentire la lettura le proprieta’ elettroniche del nanofilo. I ricercatori hanno poi raffreddato il dispositivo di poche frazioni di gradi sopra lo zero assoluto e quindi introdotto un campo magnetico in un punto e una corrente elettrica in un altro. In queste condizioni, in due punti lungo il filo il dispositivo ha registrato un segnale forte solo dove secondo le teorie possono verificarsi i fermioni di Majorana.

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