Nascere con la placenta: e’ successo oggi al San Camillo di Roma. Il piccolo Flavio e’ nato con il primo Lotus Birth ospedaliero avvenuto nella Capitale. La mamma, Tania, e il neonato, di 3,5 kg., stanno benissimo. ”Siamo felici – ha commentato a caldo il papa’, Christian, romano come la neo mamma – perche’ sono stati rispettati mamma e bambino, garantendo un parto assolutamente senza traumi.
Ecco perche’ abbiamo adottato la metodica del Lotus Birth, che dovrebbe essere applicata in tutti gli ospedali”. Il Lotus Birth, che si sta sempre piu’ diffondendo in Italia, prevede di lasciare il neonato collegato alla placenta fino al distacco naturale del funicolo, che avviene dai tre ai dieci giorni dopo la nascita, con benefici sia di ordine psicologico che biologico. Non ci sono evidenze scientifiche che neghino questa metodologia, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ una ”procedura fisiologica” in contrapposizione alla ”procedura invasiva” del taglio immediato. Non sussistono neppure ragioni mediche che la sconsiglino in presenza di una placenta sana. Tuttavia alcune famiglie devono affermare con determinazione il proprio diritto a un parto naturale, superando le iniziali resistenze del personale medico. Un parere opposto e’ espresso dal presidente della Spcieta’ italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), Nicola Surico, che giudica questa tecnica solo una ”moda”: ”In realtà è una tecnica che non presenta alcuna utilità o beneficio e che, invece, può portare problemi di tipo igienico e anche batteriologico. La placenta – spiega Surico – va infatti in necrosi dopo un certo periodo, raccogliendo cos germi che, anche se la circolazione sanguigna si interrompe, possono comunque arrivare al neonato”. Risale al 2009 la nascita del primo bimbo con il Lotus Birth all’Ospedale Sant’Anna di Torino. Deva Eusebio è nata senza ossitocina, monitoraggi, epidurale, episiotomia, antibiotici, lettino della sala parto, spinte manuali, forcipe, aspirazione del muco, clampaggio e senza recisione del cordone ombelicale. Il secondamento, ovvero l’espulsione della placenta, e’ avvenuto circa 20 minuti dopo la nascita e la sera stessa neonata e placenta, ancora unite, hanno lasciato l’ospedale per vivere a casa i delicati giorni di attesa del naturale distacco del cordone ombelicale. Con le dimissioni del neonato, la Direzione Sanitaria del nosocomio attesto’ che ”un operatore sanitario non puo’ recidere il cordone ombelicale senza il consenso dei genitori” e che ”la placenta puo’ essere richiesta alla struttura ospedaliera in quanto di proprieta’ del neonato e, per estensione, della famiglia”. Il Lotus Birth prende il nome da Clair Lotus Day, infermiera californiana che negli anni Settanta, quando rimase incinta, ebbe per prima la percezione che il taglio del cordone ombelicale fosse una violenza sul bambino. Una visione poi strenuamente sostenuta da Jeannine Parvati Baker negli Stati Uniti e da Shivam Rachana in Australia, autrice dell’unico libro pubblicato su questa nascita, ”Lotus Birth: il parto integrale – nati con la placenta”, grazie al quale il messaggio della nascita Lotus Birth ha raggiunto tante persone in tutto il mondo. Con questa pratica dolce, dal ’74 a oggi, sono nati moltissimi bambini, sia in casa che in ospedale, in acqua e non, con parto naturale e anche con parto cesareo.