Il robot-laboratorio della Nasa Curiosity ha fotografato altre due rocce marziane: si chiamano ‘Et-Then’ e ‘Burwash’ e sono state riprese dallo strumento dal Mars Hand Lens Imager (Mahli).
Il rover ha fotografato le rocce nella sua ottantaduesima giornata trascorsa sul pianeta rosso, nell’area del cratere Gale chiamata ‘Rocknest’. Con lo strumento Sample Analysis at Mars (Sam), Curiosity sta analizzando anche anche un campione di atmosfera del pianeta rosso. Secondo uno studio condotto dall’Universita’ Nazionale Autonoma del Messico e pubblicato sulla rivista Astrobiology, l’area nella quale si trova attualmente Curiosity ha rocce e paesaggio simili a quelli di una palude messicana, la valle di Cuatro Cienegas. ”La valle di Cuatro Cienegas e’ straordinariamente simile al cratere Gale di Marte, dove si trova Curiosity” osserva una delle autrici, Valeria Souza. Oltre alla somiglianza col paesaggio del cratere Gale, la valle messicana e’ simile a Marte anche in alcune rocce, e’ infatti ricca di gesso, scoperto in passato sul pianeta rosso da un altro rover della Nasa, Opportunity. Nella valle messicana il gesso e’ il prodotto dell’interazione, avvenuta milioni di anni fa, tra il magma sotto il fondale oceanico e l’acqua del mare. Nel caso di Marte, gli esperti non parlano di movimento tettonico nella sua crosta ma credono che un grosso meteorite si sia schiantato in un mare primitivo: il calore dell’impatto e l’interazione con l’acqua potrebbe aver formato il gesso. La somiglianza del cratere Gale con questo bacino messicano e’ importante anche per un altro aspetto: la ricerca di forme primitive di vita su altri pianeti, incluso Marte. Nonostante la palude di Cuatro Cienegas, nel bel mezzo del deserto Chihuahua, sia abbastanza inospitale per la vita, e’ popolata infatti, da comunita’ batteriche molto primitive che sono sopravvissute a diverse estinzioni. Per capire come queste comunita’ vivono in un posto cosi’ povero di nutrienti, i ricercatori stanno raccogliendo campioni dei batteri per analizzare il loro Dna. ”Comprendere l’utilizzo e le strategie di sfruttamento del fosforo – spiega Luis David Alcaraz, che lavora all’Istituto di superiore sanita’ pubblica di Valencia, in Spagna – ci puo’ aiutare a capire cosa potrebbe accadere in scenari estremi come su altri pianeti, dove vi e’ una limitazione di altri nutrienti”.