Prevenzione e diagnosi precoce del tumore al seno. La soluzione italiana per un problema mondiale e’ stata presentata oggi a Roma dal Comitato scientifico Dobi (Dynamic optical breast imaging) group, a Montecitorio nel corso della conferenza stampa ‘Lotta al tumore al seno’. Si tratta dell’impiego della tecnologia ottica mammaria nella diagnostica delle pazienti con tumore al seno.

Lo studio – spiegano gli esperti riuniti oggi a Roma – e’ stato effettuato su 5.000 esami diagnostici in 20 centri italiani, pubblici e privati, selezionando le pazienti operate per una lesione mammaria dubbia o sospetta. Gli esami sono stati analizzati in cieco, giungendo alla definizione di nuovi indicatori per la interpretazione dei risultati: il Dobi Level. La tecnologia ottica non e’ invasiva, non e’ dolorosa, e’ di rapida esecuzione (10 minuti) e non impiega raggi X, precisano gli specialisti. E’ infatti un particolare tipo di luce che attraversa il seno, alla ricerca della neoangiogenesi tumorale in atto. “Abbiamo creato una scheda uniforme per tutti gli ospedali italiani – spiega Aldo Vecchione, direttore scientifico del Pascale di Napoli e alla guida del comitato scientifico del Dolbi group – per utilizzare questo strumento in maniera uniforme e corretta. Si e’ cercato, insomma, di regolamentarne l’utilizzo. In questo modo sara’ possibile avere una casistica precisa. I risultati che ha dato lo strumento sono molto importanti e saranno presto pubblicati su un’importante rivista. Questo strumento – puntualizza Vecchione – non va a soppiantare l’ecografia e la mammografia, ma si aggiunge a loro”. Ancora una volta, dunque, l’Italia e’ in prima fila nella lotta alla seconda causa di morte tra le donne nei Paesi sviluppati. I ricercatori hanno raggiunto un traguardo importante. E’ stata definita una refertazione chiara grazie alla ideazione del Dobi Level, ma oggi sono stati posti anche alcuni problemi, come ad esempio “la necessita’ – afferma Massimiliano D’Aiuto, senologo dell’Istituto tumori di Napoli – di riconoscere la figura del senologo clinico per dare un riferimento territoriale alla donna e investire in innovazione e nuove tecnologie. E’ inoltre necessario – aggiunge D’Aiuto – avere percorsi diagnostici codificati per le giovani donne, che in 7 casi su 10 scoprono di avere un tumore al seno autopalpandosi. Bisogna riorganizzare la prevenzione, e potenziare gli screening”. Ad augurarsi che questo macchinario “possa essere a disposizione di tutti e non solo di pochi” e’ Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato, che aggiunge: “C’e’ un bisogno di omogeneita’ per quanto riguarda gli screening, ci sono delle Regioni che sono troppo indietro”.

 

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