Il 51% dei pazienti con cancro al polmone avanzato è vivo a un anno grazie all”arma’ della immuno-oncologia, un nuovo approccio che punta a ‘risvegliare’ il sistema immunitario ‘armandolo’ per combattere contro il tumore e che ha già evidenziato risultati significativi nel melanoma.

Oltre un paziente su due, dunque, colpito da tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso (la forma più diffusa) metastatico e trattato con la molecola nivolumab, è vivo dopo un anno rispetto al 39% trattato con chemioterapia. Il dato emerge dallo studio CheckMate -057, presentato al 51/mo Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), il più importante appuntamento in oncologia a livello mondiale. ”Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione in uno dei tumori più difficili da trattare, sia per la rapidità di evoluzione sia per la scarsa risposta alle terapie convenzionali – spiega Lucio Crinò, Direttore Oncologia medica all’Ospedale di Perugia e membro del Committee internazionale dello studio -. I risultati, in termini di aumento di sopravvivenza, ottenuti in questi pazienti, non erano mai stati registrati in precedenza”. Il farmaco è già stato approvato dall’ente regolatorio statunitense FDA il 4 marzo scorso: lo studio alla base dell’approvazione di nivolumab ha mostrato un vantaggio così rilevante in termini di sopravvivenza da indurre l’autorità regolatoria Usa ad approvare il farmaco in soli tre giorni. È la prima volta che si verifica un’approvazione così veloce in oncologia. Nel 2014, solo in Italia si sono registrate 40.000 nuove diagnosi di tumore al polmone, delle quali circa il 30% fra le donne.

 

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