Via libera al suicidio assistito in Vermont, il terzo Stato americano ad approvare la ‘dolce morte’ per i malati terminali. Con una risicata maggioranza, 75 voti a favore contro 65, il parlamento del piccolo stato rurale del New England ha approvato il disegno di legge ‘scelta di fine vita’ che attende ora solo la firma del governatore, il democratico Peter Shumlin, gia’ favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia.
Gli Stati di Oregon e Washington hanno gia’ una normativa in tal senso che pero’, a differenza del Vermont, e’ frutto di referendum popolari e non di un iter parlamentare. Grazie alla legge, i pazienti terminali con non piu’ di sei mesi di vita davanti potranno chiedere al medico di prescrivere dosi letali di barbiturici per accompagnarli alla morte. Diverse le iniziative di ‘sicurezza’ previste dalla normativa, tra le quali il requisito di due pareri medici, l’opzione dell’esame psichiatrico e un periodo di attesa di 17 giorni prima che la prescrizione per la fine vita possa essere utilizzata. La famiglia e’ incoraggiata ad essere coinvolta, ma non e’ obbligatorio. Le associazioni che si oppongono al suicidio assistito hanno criticato il via libera alla legge, sottolineando che si tratta di un’iniziativa “mal concepita e una politica sbagliata”, che non tutela i pazienti dagli abusi. Il Vermont e’ noto per essere tra gli Stati piu’ progressisti sulle politiche sociali, a cominciare dall’approvazione nel 2004 dell’uso terapeutico della marijuana, seguita nel 2009 dal via libera ai matrimoni gay. Parallelamente, guida anche la classifica nazionale per l’invecchiamento della popolazione: stime dell’Universita’ del Vermont indicano che per il 2030 un cittadino su quattro avra’ superato i 65 anni. Con l’allungarsi della vita, centrale diventa anche decidere come metterle fine, hanno sottolineato gli attivisti, ricordando che ci sono “diversi modi di morire”.