L’Ufficio provvedimenti disciplinari del Comune di Acerra, esaminata la documentazione del fascicolo relativo al dipendente comunale, assegnato alla Polizia Municipale di Acerra C.P., e oggetto, nel maggio 2014, di azione penale, considerata la richiesta del 28 giugno scorso, a firma del Segretario generale dell’Ente, con la quale si chiedeva di procedere al dovuto licenziamento definitivo dello stesso dipendente e trasmetteva il dispositivo di sentenza di condanna emessa dalla Suprema corte di Cassazione, ha deciso nella seduta che si è svolta oggi, il licenziamento del dipendente stesso con decorrenza immediata. Per lo stesso era stata già disposta la sospensione cautelare immediata dal servizio a partire dal maggio 2014. La vicenda riguarda la richiesta di prestazioni sessuali gratuite minacciando il foglio di via ad una lucciola, condanna confermata per un vigile urbano. E’ quanto ha stabilito la Cassazione nei confronti del 52enne di Acerra, chiudendo definitivamente la vicenda che si era aperta con la condanna in primo grado a 4 anni a luglio del 2014, confermata dalla Corte d’Appello di Napoli a febbraio dell’anno scorso. L’esponente della Municipale venne arrestato il 30 aprile 2014 dai carabinieri della stazione di Acerra in esecuzione ad un provvedimento richiesto dal sostituto procuratore della Repubblica di Nola Giuseppe Visone, che aveva coordinato le indagini per una concussione e violenza continuata ai danni di una ‘lucciola’. La delicata inchiesta era stata portata avanti grazie anche all’ausilio di intercettazioni ambientali, cimici sistemate sia in alcune stanze del Comando Vigili Urbani che nell’auto di servizio in uso all’agente. I fatti, tuttavia, risalgono a febbraio del 2013, quando una 30enne di Casoria si recò dai militari dell’Arma per denunciare quanto stava subendo. La donna ‘esercitava’ nei pressi dei ruderi dell’antica ‘Suessola’ lì dove c’è la Casina Spinelli ed agli uomini della Benemerita spiegò come quel vigile urbano di Acerra pretendeva prestazioni sessuali gratuite minacciandole il foglio di via in caso di rifiuto. La Procura, poi, emise il provvedimento cautelare degli arresti domiciliari accordando le risultanze investigative dell’Arma: per quattro mesi le avrebbe chiesto del sesso in cambio del ‘permesso’ di prostituirsi in strada senza una denuncia.