ACERRA – Il nuovo vescovo della diocesi di Acerra Antonio Di Donna è arrivato in città e oggi ha salutato le autorità e i fedeli. Pubblichiamo il discorso che ha pronunciato in piazza Castello.
Sig. Sindaco,
ringrazio Lei e gli altri sindaci dei comuni della Diocesi per l’accoglienza e il saluto.
Vengo a voi unicamente con la ricchezza del Vangelo, unica mia competenza. La missione del Vescovo, e della Chiesa in generale, non è di ordine politico, economico o sociale, ma di ordine religioso. Ma la fede cristiana illumina le attività dell’uomo, il Vangelo è un potente fattore di promozione umana, e la Chiesa cammina insieme con l’umanità e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena.
Tutto ciò che è veramente umano non è estraneo ai cristiani: “le gioie e le speranza, i dolori e le angosce, degli uomini d’oggi, soprattutto dei poveri e dei sofferenti, sono anche le gioie e le speranze, i dolori e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”(Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, nr°1). Perciò la Chiesa collabora con le istituzioni civili per il “bene comune”, affinché, come diceva don Bosco, si formino buoni cristiani e onesti cittadini.
Vengo in un momento particolare della vostra storia.
In primo luogo, Il nostro territorio è stato sottoposto ad un vero e proprio saccheggio ambientale, anzitutto a causa di insediamenti industriali inquinanti. La comunità scientifica ha confermato la correlazione tra l’aumento di patologie tumorali e gli inquinamenti presenti. La bonifica di alcune aree, pure ampiamente riconosciuta dagli enti preposti, è gravemente disattesa. L’ Osservatorio ambientale regionale, istituito in coincidenza con la messa in esercizio del termovalorizzatore, disattende ai suoi compiti. L’industria locale ha praticamente fallito i suoi obiettivi ed ha in parte compromesso la vocazione agricola del territorio. “Le aziende, che da alcuni decenni sono venute ad impiantare le loro attività in questo territorio, hanno sicuramente contribuito ad un certo sviluppo economico e sociale della nostra popolazione, ma hanno anche stravolto e sostituito il sistema di produzione fondato sull’agricoltura, di cui vivevano le nostre famiglie, con uno industriale che, sebbene più al passo con i tempi, non era in naturale continuità con la vocazione di questa terra”.(“Chiamati a custodire la vita”, Lettera del Vescovo Angelo Spinillo).
Un altro fattore che ha contribuito all’inquinamento del nostro territorio è l’interramento di sostanze smaltite illecitamente. I prodotti di qualità della nostra agricoltura oggi vengono respinti per paura o pregiudizi. Mi unisco al grido di giustizia dei cittadini per lo scempio del territorio. Mi impegno a dare continuità alla collaborazione della Chiesa con le istituzioni per salvaguardare il territorio e il diritto alla salute. Ma dobbiamo chiederci: dove eravamo mentre avveniva questo scempio? Come è stato possibile? Molti sapevano ed hanno taciuto. Le denunce non sono state prese sul serio. Il quadro drammatico era già chiaro diversi anni fa. Ma ben poco si è fatto. Ed i veleni non hanno perso tempo. E mentre i clans camorristici, gli imprenditori e i politici collusi si sono arricchiti, la gente ha cominciato ad ammalarsi e a morire. Con sincera onestà dobbiamo riconoscere che tanto scempio è stato causato non solo dalla prepotenza affarista di alcuni ma anche dal silenzio di tanti. E questo silenzio non è solo il segno di un comprensibile atteggiamento di paura. È molto di più. Il silenzio è spesso l’espressione dell’indifferenza per tutto ciò che non ci appartiene direttamente, per tutto ciò che è pubblico, per tutto ciò che è il bene comune.
E, parafrasando il Vangelo, ci chiediamo: chi ha seminato la zizzania nel campo? “Un nemico ha fatto questo”. Si, un nemico: chi ha avvelenato i nostri terreni, è un nemico, non ha fatto il nostro bene. Quell’industria che, usufruendo di fondi pubblici, ha depositato sui nostri terreni prodotti inquinanti non è amica del popolo. La camorra, che ha costruito su questo affare i suoi imperi economici facendosi beffa della salute della gente, non è amica del popolo e sbaglia fortemente chi la considera tale.
Quei politici che non si sono opposti a tutto questo o hanno lucrato, non sono amici del popolo. Dopo questa catastrofe ambientale ci sarà ancora qualcuno che considererà la camorra come benefattrice della gente? Ci sarà ancora qualcuno che delegherà ai politici il proprio destino senza alcuna verifica e controllo popolare?
Forse, se c’è un bene che tutto questo male ha prodotto è quello di aver risvegliato le coscienze della gente. Ci rincuora assistere in questi ultimi tempi a un risveglio della coscienza di tanti cittadini, in particolare giovani.
Infine, oltre alla condizione ambientale, rilevanti sono anche le problematiche sociali, sia per l’alto tasso di disoccupati sia per l’insufficiente risposta ai bisogni delle fasce più deboli. Non vorrei che l’emergenza ambientale facesse dimenticare le tante vittime della crisi economica e i tanti che, a causa dei tagli alle politiche sociali, ne portano le conseguenze.
Cari Sindaci,
auguro che le nostre città abbiano una vera rinascita. In che modo?
Mantenendo alta la guardia! Dobbiamo vigilare e difendere con le unghie il futuro dei nostri figli. Non possiamo permetterci nessuna forma di disattenzione se non vogliamo che le generazioni future debbano dire che siamo stati degli sciocchi egoisti. Ce lo chiedono tutti quelli che in questi anni sono morti troppo presto per silenzi e complicità. Non venga meno la vigilanza, il controllo del popolo, non venga meno questo risveglio delle coscienze, non venga meno la partecipazione popolare.
E questo non da soli, ognuno per conto suo, ogni città, ogni movimento per proprio conto, ma tutti insieme, istituzioni, popolo e Chiesa. Già si incomincia, purtroppo, a vedere una certa frammentazione di gruppi e movimenti; serve un’azione comune, non giova la dispersione delle iniziative, occorre un coordinamento. Occorre un controllo del popolo perché tutto avvenga nella trasparenza. Nessuno dica:”Che me ne importa”; nessuno sia indifferente al bene comune, perché siamo tutti nella stessa barca.
Mi compiaccio della collaborazione instaurata tra gli amministratori di alcune nostre città, che hanno sottoscritto un patto di impegno comune per affrontare insieme la situazione. In questa condivisione di tutti al bene comune noi abbiamo fiducia. E’ un segno importante che nutre la nostra speranza.
Recuperando la vocazione agricola del territorio;
Rilanciando la cultura, valorizzando le risorse storico – archeologiche della nostra terra;
Rispondendo ai bisogni delle fasce più deboli. Chiedo alle istituzioni, in particolare agli amministratori dei Comuni, di fare ogni sforzo per mettere in atto politiche sociali adeguate, anche, se necessario, tagliando spese non indispensabili.
Cari Sindaci,
vi incoraggio e ritengo degna di stima la vostra opera, l’opera di quelli che si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità.
Vi invito a benedire, insieme con me, le vostre città. Fate sulla vostra città un segno di croce prima di addormentarvi la notte. Per chi crede, sarà un’impetrazione di grazie; per chi non crede sarà una carezza dolcissima. Questo gesto vi riscatterà dalle tante frustrazioni che, nel corso della giornata, avrete sperimentato. E quando toccherete con mano l’insufficienza della vostra fatica, affidatevi a Dio perché sia lui a custodire la vostra città. Amate la gente che Dio vi ha affidato. A lui prima che al partito un giorno ne dovrete rendere conto. Ed è lui che voi servite, forse senza che neppure ve ne accorgiate, ogni volta che darete un bicchiere d’acqua fresca ad uno dei fratelli più piccoli.
Acerra, sia pace su di te. Arienzo, sia pace su di te. Casalnuovo, sia pace su di te. Cervino, sia pace su di te. San Felice a Cancello, sia pace su di te. Santa Maria a Vico, sia pace su di te.