NAPOLI – Agenda rossa al cielo salutata da un caloroso scroscio di applausi. È il connubio che da anni ormai segna l’incontro di Salvatore Borsellino col popolo delle Agende Rosse, il movimento che da tempo accompagna il fratello del più celebre Paolo, magistrato siciliano che nel 1992 ha pagato con la propria vita la sola colpa di aver fatto troppo bene il proprio lavoro.
Un lavoro che lo aveva portato a scoprire gli intricati fili della trattativa tra Stato e mafia, polverizzato nell’esplosione che il 19 luglio 1992, alle 16:58 dipinse del sangue di Paolo, Walter, Emanuela, Agostino, Vincenzo e Claudio i palazzi di via D’Amelio, scossi da un terribile boato che a venti anni di distanza riecheggia ancora di indignazione e rabbia.
«Indignazione e rabbia che oggi – afferma il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris – rappresentano i valori che guidano il popolo delle agende rosse nell’impegno per la ricerca della verità sulla morte di Paolo Borsellino e sulle stragi del 1992».
Parole accorate, quelle con cui il primo cittadino partenopeo ha salutato l’affollatissima platea che nel pomeriggio di venerdì 13 luglio si è raccolta presso sala giunta di Palazzo San Giacomo per celebrare il conferimento della cittadinanza onoraria a Salvatore Borsellino.
Nel ricordo della sua ultima e turbolenta esperienza da magistrato (inchiesta “why not” nella quale comparivano nomi di politici del calibro di Clemente Mastella e Romano Prodi – nda), de Magistris si è soffermato a lungo sull’incontro con Salvatore Borsellino individuando in esso la scintilla che lo ha spinto a ritrovare le motivazioni per combattere, allora da magistrato, oggi da politico, per la ricerca della verità dei fatti contro la verità dei poteri occulti.
Al termine del suo intervento, con la consegna la medaglia d’oro e la lettura delle motivazioni, de Magistris ha salutato con un caloroso abbraccio il neo cittadino napoletano, Salvatore Borsellino che con grande commozione ha ricordato come la sua vicinanza a Napoli sia legata a doppio filo all’amore per sua moglie che lo conquistò proprio con un libro di un napoletano doc, come Salvatore Di Giacomo.
«Amo Napoli, non solo perché mi ricorda molto Palermo – afferma Borsellino – e perché rappresenta la città che sarebbe potuta diventare Palermo, ma perché qui ho trovato persone che incarnano a pieno quell’ottimismo di cui parlava Paolo nelle sue ultime lettere riferendosi ai giovani che si impegnavano nella lotta alla mafia. Quei giovani che io oggi chiamo soldati delle agende rosse, che dieci anno dopo la morte di mio fratello mi hanno dato e mi danno tuttora la forza di portare in giro per l’Italia il ricordo di Paolo, e di stare al fianco di giudici e magistrati che raccogliendo l’eredità di Falcone e Borsellino sono duramente impegnati nella battaglia per ridare all’intero Paese la speranza di credere in uno Stato libero da quelle devianze che lo hanno troppo spesso portato a scendere a patti con le mafie».
Magistrati quelli di cui parla Borsellino, quando afferma che tutti dovrebbero essere partigiani della costituzione, rappresentati in sala dal giudice Antonio Ingroia, testimone e prosecutore più autorevole del lavoro di Paolo Borsellino che invitato ad intervenire, ha sottolineato come: «negli ultimi anni in tutta Italia la battaglia per la ricerca della verità sulle stragi, anche per noi magistrati, abbia trovato proprio nel percorso di Salvatore una ragione in più per impegnarsi e per credere che se ci sarà una cosiddetta terza Repubblica, allora questa sarà sicuramente meglio della prima e della seconda».
La cerimonia è stata impreziosita dal collegamento via skype con Roma dove era in corso la presentazione del libro “Assedio alla toga”, scritto dal giornalista RAI Loris Mazzetti e dal sostituto procuratore della DDA di Palermo Nino Di Matteo, anch’egli in prima linea in quella strenua lotta di ricerca della verità su una strage come quella che vide la morte di Borsellino che ribadisce il giudice è bene chiarire che «…non si trattò di una vendetta nei confronti di ciò che Paolo aveva scoperto, ma di un azione preventiva di natura terroristica messa in atto per confondere l’opinione pubblica».
A completare i lavori, l’annuncio da parte del sindaco de Magistris che a settembre il piazzale antistante il Palazzo di Giustizia di Napoli, oggi Piazza Cenni, verrà intitolato a Falcone e Borsellino.
Vincenzo Viglione