NAPOLI – L’integrazione ospedale-territorio in un sistema virtuale diventa una vertenza aperta dall’Anaao Assomed (Associazione Medici Dirigenti) di Napoli per estendere una pratica, fattivamente radicata in due importanti ospedali cittadini, Annunziata e Santobono.
L’annuncio e’ del coordinatore provinciale, Franco Verde. Un’iniziativa nella Sanita’ campana avviata 8 anni fa, anche attraverso la formazione di medici di famiglia, che e’ pronta per essere rimodulata negli altri grandi nosocomi: Cardarelli, Loreto Mare, Pellegrini, San Giovanni Bosco e San Paolo. In pratica, si tratta di creare spazio a un medico del territorio nell’ospedale per accertare se l’utente, all’arrivo al pronto soccorso, rientra nel “codice bianco” oppure in quelli piu’ gravi, giallo o rosso. Un intervento che serve, sostanzialmente, a non ingolfare i triage anche nella misura del 40-50% in meno richieste di intervento. Sistema a cui si sono rifatte gia’ Asl di altre citta’ d’Italia, come Viterbo e Roma. “E’ un esempio di come in Sanita’ si puo’ fare – spiega Verde – dopo la vergogna per quanto sta avvenendo al San Gennaro, con la chiusura del pronto soccorso, da stamani apriamo una vertenza perche’ come e’ stato fatto per il Santobono e l’Annunziata avvenga anche per gli altri nosocomi. Una risposta, questa, di buona Sanita’”. Anche Bruno Zuccarelli, segretario regionale dell’Anaao Assomed ha sostenuto che “a Napoli si puo’ fare, agendo con determinazione e concretezza dei fatti. Il sistema attuato e’ stata una sfida che ha avuto risultati positivi, quali un’utenza soddisfatta ed allo stesso tempo la forte riduzione del rischio di ingolfare i pronto soccorso con ricoveri pur non in presenza di patologie gravi”. Il paziente non viene respinto ma assistito dal medico del territorio che si trova nello stesso ospedale, nella stanza a fianco”. ” Il progetto c’e’, i soldi anche. Perche’ non si realizza nelle aree di emergenza della nostra citta’?”, si domanda Antonio De Rosa, componente del direttivo Anaao. Infine, Luigi De Lucia, in rappresentanza dello Smi (Sindacato medici italiani), ritiene l’iniziativa “necessaria per l’ospedale e per il medico del territorio. Occorre fare una rete che permette alla struttura ospedaliera di lavorare per la patologie di II livello, mentre il medico deve interessarsi di quelle di I livello. Cio’ sia a Napoli che in provincia, altrimenti continueranno a riversarsi negli ospedali cittadini migliaia di utenti di fuori citta’”.