‘In 110 anni la falda acquifera ad oriente di Napoli e’ prima calata in alcuni punti fino 10-12 metri di profondita’ dal piano campagna per poi essere praticamente emersa negli ultimi anni. Gli studi hanno evidenziato, nel corso dell’ultimo secolo, una evoluzione nel tempo con scenari idrodinamici complessi legati in larga parte ad un uso insostenibile delle risorse idriche sotterranee in relazione alla potenzialita’ naturale della risorsa”. Lo dichiara il segretario dell’Ordine dei geologi della Campania, Giuseppe Doronzo.
”Abbiamo avuto prima un abbassamento della falda del napoletano – aggiunge Doronzo – con conseguente prosciugamento della falda superficiale, ove presente, nelle zone di Acerra, Cancello, Cicciano, Nola, di molti pozzi poco profondi e delle sorgenti del Volla; del progressivo depauperamento delle sorgenti Calabricito e Mefito in territorio di Acerra; il peggioramento della qualita’ delle acque sotterranee e un successivo innalzamento della stessa falda poi, con risalita , tra il 1991 e il 1998 in zona Lufrano mediamente di 6 m con picchi di 10-12m. “Oggi siamo in molte zone con la falda praticamente al piano campagna – sottolinea – Cio’ dovuto essenzialmente a massicci prelievi idrici per scopi potabili dal 1986 al 1991 e per usi industriali ed agricolo delle acque sotterranee in modo progressivamente piu’ spinto ed incontrollato, almeno sino agli anni ’90; alla drastica riduzione di questi prelievi dopo il 1991 sia per la chiusura di campi pozzi sia per il repentino processo di deindustrializzazione della zona orientale di Napoli con il concomitante cambiamento dell’uso agricolo dei suoli nella stessa area. Ma in questo complicatissimo fenomeno di risalita in taluni casi e localmente ha influito la presenza di opere in sotterraneo edificate negli ultimi dieci anni. Questa influenza e’ molto subordinata relativamente a quella segnalata della riduzione dei prelievi idrici”, conclude il segretario dell’Ordine dei geologi della Campania.