NAPOLI – Oggi la Regione Campania si appresta a licenziare il Piano Rifiuti Urbani che “a parole” ha recepito le Osservazioni presentate da Associazioni e Soggetti autorizzati, ma che in concreto non è stato modificato in nessun punto. “Si stanno commettendo ancora gli errori del passato, preferendo la propaganda delle scelte impiantistiche
invece che avviare una politiche coerente con il quadro normativo nazionale e europeo. Il Piano proposto è chiaramente in contrasto con le linee dettate dall’Europa e dal quadro nazionale quindi saranno inevitabili nuovi contenziosi e nuove emergenze, se non verrà modificato drasticamente” ha detto Stefano Leoni Presidente WWF Italia.
“Il WWF Campania sollecita l’Assessore Romano e i consiglieri regionali a non licenziare un Piano con tanti punti deboli, che potrebbero decretarne una bocciatura europe.” Ricorda Alessandro Gatto Presidente WWF Campania. Il WWF invierà le osservazioni al Presidente Caldoro, all’Assessore Romano, ai capigruppo del Consiglio regionale. Le osservazioni presentate dal WWF non hanno scalfito in nulla le intenzioni degli estensori del Piano, le cui ipotesi sono tutte censurabili. La Regione continua a scegliere lo scenario di Piano meno virtuoso, più impattante, più costoso, meno aderente alle politiche comunitarie, più ingessante a livello impiantistico, nell’insieme meno sostenibile a livello ambientale e sanitario. Per altro il Piano manca di una integrazione con il Piano dei Rifiuti Speciali.
Il Piano sceglie uno scenario in cui: – è evidente una manipolazione del concetto di sviluppo sostenibile, che significa ben altro che fare inceneritori (al riguardo esiste una fioritura di studi e analisi assunte a livello internazionale che dimostra come il riciclaggio comporti minori oneri ambientali rispetto alla combustione dei rifiuti pur con recupero energetico, per non parlare della prevenzione); – vengono disattesi gli obblighi nazionali di raggiungere il 65% di raccolta differenziata entro quest’anno; – manca una qualsiasi previsione riguardo la prevenzione dei rifiuti, che dal 2014 diviene obbligatoria; – non è chiaro lo spazio temporale del piano (entro che periodo dovranno entrare in funzione gli impianti?, per quanto? Quando è prevista la loro dismissione? Quando viene riaggiornato il piano?); – non si tiene conto delle politiche comunitarie, (ad es. con la comunicazione dello scorso settembre la Commissione UE ha informato che entro la fine di quest’anno sarà valutata l’introduzione di quote minime di materie riciclate da rifiuti); – non è inquadrato con le politiche comunitarie rispetto agli obiettivi da raggiungere entro il 2020 (50% di riciclaggio carta, plastica, vetro e metalli); – viola la direttiva comunitaria e la normativa italiana in quanto inverte la gerarchia della gestione dei rifiuti, mettendo in ordine di importanza lo smaltimento (l’incenerimento e la discarica) e il recupero energetico rispetto alla prevenzione (nulla viene disposto), la preparazione per il riutilizzo (nulla viene disposto), il riciclaggio (nulla viene disposto, tranne una generica indicazione della RD al 50%,); – riguardo la RD nessuna indicazione viene fornita rispetto la previsione di operare la raccolta delle frazioni carta, legno, vetro, plastica e metalli dal 2015. Sotto il profilo tecnico scientifico inoltre: E’ inattendibile la ricostruzione della composizione merceologica del rifiuto urbano secondo la tabella che segue. La stima della presenza di plastica è sopravvalutata.
Le più recenti pianificazioni in Italia (2011) indicano un valore in percentuale inferiore dai 2 ai 5 punti rispetto a quello del 16,4 assunto dal piano. Il valore assunto peraltro contraddice le ultime analisi condotte in Campania. Questo artificio significa un aumento della quota di rifiuto ad alto tenore calorifico di circa 80.000 t/a, ossia pari al fabbisogno di un impianto di combustione di CDR di 150.000 t/a. In altri termini, con questo mero escamotage numerico cercano di giustificare l’esercizio di un inceneritore in più rispetto all’ordinario calcolo.