Dal Policlinico della Federico II di Napoli una speranza in più per chi è in attesa di un trapianto. L’equipe chirurgica del Dipartimento dei trapianti di rene, diretto dal professor Andrea Renda, ha infatti portato a termine un intervento innovativo che prevede la possibilità di usare come donatore un over 60. Nel caso specifico il donatore aveva superato i 70 anni. In questo modo, rilevano al Dipartimento, ”si amplia di molto la possibilità di trovare organi disponibili per il trapianto, offrendo una concreta possibilità di veder migliorare la propria qualità di vita a centinaia di migliaia di persone”. ”La novità – spiega il chirurgo Vincenzo D’Alessandro, che ha guidato l’intervento – è nella possibilità di usare due reni invece di uno solo, da trapiantare nello stesso ricevente. In questo modo la capacità ridotta di ciascun rene si compensa. Un po’ come se si trattasse di un solo rene con una buona funzionalità”. Così se si utilizzano organi donati da persone over 60 si raggiunge comunque un risultato più che accettabile, ed è dunque possibile sottoporre al trapianto pazienti che, a causa dell’età o per il fatto di essere affetti anche da altre patologie, non riuscirebbero mai a scalare le graduatorie di assegnazione. Non a caso sino all’introduzione di questa tecnica chirurgica definita “Old for Old”, non si sarebbe mai proceduto all’impianto di un rene in persone over 60, tantomeno utilizzando organi donati da ultrasettantenni. ”E’ chiaro – aggiunge il dottor D’Alessandro – che i riceventi sono pienamente consapevoli di ogni aspetto che riguarda questo tipo di intervento”. Una delle fasi decisive di questa procedura all’avanguardia sta nella valutazione istologica prima del trapianto. In pratica si riesce a stabilire quando effettuare il trapianto e quando no, il tutto basandosi su un punteggio che va 0 a 9 nella valutazione del rene. Da 1 a 3 si parla di rene ideale ed è sufficiente trapiantare un unico organo, da 4 a 6 il rene non è perfetto ed è quindi necessario il doppio trapianto. Oltre il punteggio di 6 si tratta di organi che non possono essere utilizzati. ”Sembra una procedura banale – continua il chirurgo – ma è una novità rivoluzionaria che permette di tutelare al massimo il ricevente”. Inoltre, i reni a differenza del cuore o del fegato sono organi che non vengono trapiantati nella sede anatomica originale. Se non è necessario i reni nativi non vengono rimossi e i “nuovi” reni, che con questa tecnica possono essere anche quattro per ogni paziente, sono di norma inseriti nella fossa iliaca destra e sinistra. Nel caso del paziente operato al II Policlinico si è proceduto ad impiantare i due reni sul lato destro, l’uomo potrà festeggiare il suo sessantesimo compleanno con due reni nuovi, o quasi. Va detto che un risultato del genere è stato possibile grazie all’impegno di tutta l’area chirurgica e nefrologica del Dipartimento Universitario di Sanità Pubblica, integrato con il Dipartimento Assistenziale di Chirurgia e Nefrologia diretto dal professor Di Salvo. ”Si tratta di un risultato straordinario – sottolinea la professoressa Maria Triassi – impensabile dopo le traversie che questa struttura ha subito negli scorsi anni, ma grazie all’impegno di chirurghi, nefrologi e infermieri che lavorano in modo integrato e con grande abnegazione oggi festeggiamo il raggiungimento di un grande obiettivo, e soprattutto offriamo una speranza in più a chi è in attesa di un trapianto”.