Circa quattro milioni di pazienti in Italia sono a rischio cuore a causa dei “farmaci intelligenti” o “biologici” utilizzati per la cura del cancro. La denuncia arriva in occasione del secondo Congresso nazionale dell’associazione italiana di Cardioncologia (Aico), che ha preso il via oggi a Napoli. Tema principale le “nuove sfide” dell’assistenza e della ricerca. “In molti casi – spiega il presidente nazionale dell’Aico, Nicola Maurea, direttore della struttura complessa di Cardiologia al Pascale – si cura un male e se ne produce un altro. Purtroppo le evidenze cliniche ci dicono che i farmaci a bersaglio molecolare, nati per colpire le cellule oncologiche senza danneggiare le altre, hanno una serie di effetti cardiotossici importanti. Effetti che – aggiunge – addirittura possono mettere a rischio la vita del paziente”. Secondo gli esperti alcune donne colpite da tumore alla mammella guariscono “molto spesso” dal cancro, ma si possono ammalare di scompenso cardiaco. Da qui la necessità indicata da Maurea di “uno sforzo organizzativo e gestionale per perseguire almeno due obiettivi: identificare e intervenire precocemente sull’alterazione cardiaca e trovare, grazie alla ricerca, farmaci che proteggano il cuore da questi effetti cardiotossici”. Secondo Maurea, con un intervento “precoce si può ottenere un’inversione del danno cardiaco, che altrimenti in molti casi è progressivo”. Metodologie di intervento per cui – ha sottolineato – sono necessarie apparecchiature diagnostiche “all’avanguardia, molte delle quali ecocardiografiche”. Sul versante della ricerca, invece, è cruciale individuare farmaci che possano proteggere il cuore prima o durante le chemio e le terapie biologiche. “Di recente – conclude il presidente AICO – abbiamo iniziato a studiare un cardioprotettore che sembra stia offrendo buoni risultati sia per i vecchi farmaci come le antracicline sia per quel che riguarda i nuovi farmaci come il trastuzuma b”. Nell’ambito del dibattito è emerso come una corretta alimentazione possa aiutare a ridurre gli effetti negativi dovuti alla cardiotossicità dei farmaci oncologici. Un’alimentazione che, in questo caso – come evidenziato da Rosario Vincenzo Iaffaioli direttore della struttura complessa di Oncologia medica al Pascal e, deve “distaccarsi dalla dieta mediterranea e preferire alimenti della cucina orientale. In ambito scientifico – aggiunge – c’è grande interesse per cibi come la soia, il riso integrale o l’olio di sesamo che sembrano avere grandi potenzialità nel combattere gli effetti cardiotossici dei nuovi farmaci molecolari”.