Oltre settanta parti dal primo gennaio a oggi nel Policlinico Federico II. Il sessanta per cento di queste donne aveva il Covid. In forme più o meno grave, ma sempre ad alto rischio. Dati allarmanti sui quali – assicurano i medici – le future mamme dovrebbero cominciare a riflettere seriamente. In gioco la loro salute e quella dei piccoli che portano in grembo. Le cifre, d’altronde, lo dicono con chiarezza: il numero di gravide, e puerpere, attualmente positive registrato nella città di Napoli, è molto elevato e rischia di mettere a dura prova – così come è già accaduto la scorsa estate – la tenuta dell’organizzazione delle cure perinatali. «Dall’inizio della pandemia – ovvero dal marzo 2020 – il nostro centro ha gestito 690 gravide Covid positive – spiega Attilio Di Spiezio Sardo, professore ordinario di Ginecologia e ostetricia al Policlinico Federico II – Ovviamente si tratta in buona parte di gravidanze ad alto rischio a causa delle conseguenti, e ulteriori, patologie materno-fetali che derivano dalla malattia. Oggi la media è di sette bambini al giorno nati da donne che hanno contratto il virus». E i numeri sono certamente destinati a crescere se non partirà al più presto una campagna vaccinale a tappeto. Solo nel 2021, tanto per comprendere la gravità del fenomeno, il reparto Covid di Ostetricia e ginecologia del Policlinico Federico II – diretto dal professor Giuseppe Bifulco – ha gestito 470 donne positive con le conseguenti difficoltà organizzative che è facile immaginare: «Purtroppo – aggiunge Di Spiezio Sardo – ancora oggi si registra un alto tasso di gravide non vaccinate o senza la necessaria dose “booster”. Una situazione che mette seriamente in pericolo la mamma e anche il bambino. Ormai non dovrebbero esserci più dubbi: la vaccinazione anti Covid in gravidanza, e allattamento, è sicura e molto efficace, ma evidentemente non riusciamo ancora a fare passare questo messaggio nel modo giusto». Anche colpa di qualche camice bianco che – secondo il docente – non solleciterebbe le pazienti alla somministrazione del farmaco anti virus: «Purtroppo, e non si capisce per quale ragione, si continua a registrare sul territorio la reticenza da parte di ginecologi e medici di base che, meglio degli altri, potrebbero – e dovrebbero – consigliare con determinazione la vaccinazione alle gestanti». Non c’è alcun dubbio, infatti, che sarebbe necessaria una stretta collaborazione tra specialisti nel tentativo di far passare messaggi rassicuranti e liberare il campo da notizie prive di fondamento messe in circolazione, probabilmente ad arte, per creare tensione e preoccupazione tra chi aspetta un bambino. L’obiettivo dei medici del Policlinico è uno solo: mettere in salvo le donne e garantire gravidanze sicure fino alla fine dei nove mesi.
Già da qualche settimana il centro registra, più o meno, dai cinque agli otto accessi al giorno. E sono tutte donne in attesa di un bambino che hanno scelto volontariamente di disertare la campagna vaccinale. Le più gravi vengono trasferite in reparto, quelle che invece è possibile gestire a domicilio – spiegano gli specialisti – vengono rimandate a casa. È solo di qualche giorno fa la notizia dei tre gemellini nati prematuri da una mamma No vax, due dei quali sono ancora intubati – in condizioni sempre piuttosto gravi – nel reparto di Terapia intensiva neonatale guidato dal professore Francesco Raimondi. La donna era alla 32esima settimana ma – a causa degli effetti del virus – è stato necessario procedere al parto cesareo senza aspettare che potesse arrivare al termine della gravidanza. Intanto, a partire dallo scorso mese di settembre, merito della riuscita formula dell’”open day”, – voluta dal professore Nicola Colacurci, ordinario di Ginecologia alla Seconda Università e presidente dell’Associazione ginecologi universitari italiani – ogni giovedì mattina, l’azienda ospedaliera universitaria “Luigi Vanvitelli” apre le porte alle future mamme per vaccinarle in sicurezza grazie alla collaborazione di un team di specialisti pronto a offrire assistenza e consulenza. Da qui un rinnovato invito alle donne a vaccinarsi e – nel caso si fossero già sottoposte alla prima e seconda dose – a tornare quanto prima per il richiamo: è indispensabile. Il vaccino è il modo più efficace di proteggere la donna e il suo bambino dagli effetti del virus.