Scattano oggi le ordinanze anti-Covid della stretta di Natale. Ai provvedimenti di Comune e Regione si accompagna la rivolta delle associazioni di categoria, che denunciano perdite di incassi da «30 milioni» per i bar campani e da «14 milioni» per i ristoranti cittadini, e che nelle ultime ore devono fronteggiare un boom di disdette dei cenoni per 24 e 31. Gli imprenditori del settore discoteche stanno per depositare «un ricorso al Tar contro la Regione – spiegano – Il divieto di feste ed eventi favorirà gli abusivi». L’ordinanza regionale, valida da oggi al primo gennaio, proibisce «per l’intero arco della giornata, il consumo di cibi e bevande alcoliche e non, con esclusione dell’acqua, nelle aree pubbliche». Per le date di 23, 24, 25, 31 e primo gennaio: «dalle ore 11 alle ore 5 del giorno successivo ai bar e agli altri esercizi di ristorazione è fatto divieto di vendita con asporto di bevande, alcoliche e non alcoliche, con esclusione dell’acqua». La differenza, tra i due punti, sta nel fatto che tra 26 e 30 dicembre è possibile acquistare una bibita al bar e aprirla a casa. Nelle altre date no, anche il caffè da asporto torna fuorilegge. Resta sempre consentito il delivery. Dal 19 dicembre e fino al 1 gennaio, «è fatto divieto di svolgimento di feste ed eventi consimili in sale da ballo, discoteche e locali assimilati». Palazzo San Giacomo dispone che, da oggi e fino al primo gennaio, «laddove l’autorità di pubblica sicurezza ravvisi il verificarsi di assembramenti», si possano chiudere alcune strade di Chiaia e centro storico (via Alabardieri, Poerio, Satriano, vico e vicoletto Belledonne, via Cavallerizza, Bisignano, piazzetta Rodinò, via Ferrigni, Fiorelli, vico dei Sospiri, II Alabardieri, piazza Bellini, via santa Maria di Costantinopoli, Port’Alba, San Sebastiano, San Pietro a Majella, piazza Miraglia e San Domenico, piazzetta Nilo, via G. Paladino, Mezzocannone, San Giovanni Maggiore a Pignatelli, via De Marinis, Gargiulo, Candelora, largo Baracche, vico Lungo Teatro Nuovo e Figurelle a Montecalvario, Due Porte a Toledo). Per 24 e 31 dicembre, inoltre, il Comune ordina «ai bar e agli altri esercizi di ristorazione delle suindicate aree il divieto di vendita – anche al banco e ai tavoli all’aperto – di bevande in contenitori di vetro, plastica rigida, lattine, tetrapak o qualsiasi altro materiale rigido». Una buona notizia, per gli esercenti, arriva comunque dall’assessorato alle Attività produttive: «Nelle ultime ore è stata approvata in giunta la proroga delle occupazioni di suolo di bar e ristoranti fino al 31 marzo – spiega l’assessore di Palazzo San Giacomo Teresa Armato – È un modo per tendere una mano nei confronti degli imprenditori soggetti a restrizioni durante queste feste. La pandemia resta, come la necessaria prudenza per evitare i contagi, ma il Comune è vicino alle attività produttive e questo atto lo dimostra». Piovono critiche dalle associazioni. «L’ordinanza che parte oggi crea amarezza nel settore – dice il presidente di Confesercenti Campania Vincenzo Schiavo – Negli anni Napoli ha costruito un modello di business basato sulla vendita esterna. Quasi 4mila imprese di take away restano all’asciutto, per queste feste, con incassi decapitati. Le perdite relative all’ordinanza, per quanto concerne i bar regionali, si aggireranno intorno ai 60 milioni. Ci è poco chiara anche l’ordinanza sui materiali del Comune: circa 2900 ristoranti a Napoli stavano preparando il cenone. E nelle ultime ore sono arrivate disdette per il 40%, per un danno intorno ai 14 milioni. La gente non paga 150 euro per mangiare in un ristorante e poi brindare con la plastica. Chi però non andrà nei locali, organizzerà party abusivi o andrà ad assembrarsi nel basso Lazio e a Roccaraso. Misure simili vanno prese a livello nazionale, in modo tale che il governo risarcisca i mancati introiti. Un ristoratore abruzzese ci guadagna dalle ordinanze di Manfredi e De Luca, e lo fa a scapito di un imprenditore napoletano». «Siamo favorevoli alla lotta al Covid – spiega Antonino Della Notte, presidente di Aicast – L’ordinanza poteva essere però un po’ meno rigida: si potevano salvare almeno le bevande analcoliche e pizzette, sfogliatelle e cibi da asporto. Per quanto riguarda invece l’ordinanza comunale, servirà a contrastare gli assembramenti per i brindisi della vigilia». «Abbiamo scritto una lettera al Comune sull’ordinanza per 24 e 31 – spiega Massimo Di Porzio, presidente di Fipe Confcommercio Campania – Come facciamo a servire vino o champagne al tavolo nelle terrazze esterne in monouso? Fioccano disdette per quei giorni. Non capiamo il senso pratico di questa limitazione». «Il ricorso al Tar contro la Regione coinvolge una quarantina di imprenditori campani del settore discoteche – osserva Alessandro Esposito, presidente di Silb Campania – Le regole devono essere uguali sul territorio nazionale. Invece noi imprenditori campani abbiamo incassi azzerati dal divieto di feste ed eventi. Questo favorirà gli abusivi».