In primavera potrebbero essere disponibili i primi nuovi vaccini «aggiornati» per far fronte alla variante Omicron, la nuova versione del virus Sars-CoV-2, responsabile dell’aumento dei contagi registrato in tutto il mondo. Più precisamente i vaccini potrebbero essere approvati dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) «in aprile-maggio». Successivamente potranno ricevere l’ok dalle agenzie regolatorie nazionali, quindi potrebbero iniziare a essere somministrati nel nostro paese subito dopo l’ok da parte dell’Agenzia italiana del farmaco. A ipotizzare i tempi necessari per l’approvazione dei vaccini «aggiornati» è stato il capo della strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri. Allo stesso tempo, lo scienziato mette in dubbio l’opportunità di prevedere un secondo richiamo, cioè una quarta dose, per la popolazione generale. Secondo Cavaleri, infatti, sarebbe necessaria una «discussione globale» su nuove dosi e se «inseguire il virus invece di anticiparlo» sia «la strategia giusta nell’interesse della salute pubblica». Spiega: «Sta emergendo una discussione sulla possibilità di somministrare una seconda dose booster con gli stessi vaccini attualmente in uso: non sono ancora stati generati dati a sostegno di questo approccio». In dubbio c’è la stessa sostenibilità di optare per una quarta dose per tutti. «Se l’uso dei richiami possa essere considerato parte di un piano di emergenza, vaccinazioni ripetute a brevi intervalli non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine», evidenzia Cavaleri. Secondo l’esperto non si possono già da ora escludere altre opzioni. «Servono ulteriori dati – sottolinea – per decidere se un vaccino adattato, con una composizione diversa, è giustificato. Vanno tenuti presenti molti elementi, sapendo che per il momento in cui un qualsiasi vaccino adattato a Omicron sarà sviluppato, è possibile che il quadro epidemiologico nell’Ue abbia subito una significativa evoluzione, per quanto riguarda le varianti in circolazione e l’esposizione a Omicron».
Tra le opzioni citate da Cavaleri c’è quella di un vaccino polivalente. «Le discussioni con le case produttrici sono in corso nel caso ci sia la necessità di un cambiamento simile», conclude. Di certo c’è che la variante Omicron è molto contagiosa e che è grazie alla vaccinazione se questa quarta ondata di Covid-19 non ha già mandato in tilt gli ospedali e se il numero dei morti, pur essendo molto alto, non ha raggiunto gli stessi picchi toccati in passato. La variante Omicron di Sars-CoV-2 «è altamente contagiosa, cosa che provoca un alto numero di individui infetti», dice Cavaleri. «Quindi è molto importante essere consci del potenziale fardello e non considerarla una malattia lieve», aggiunge. In effetti, risultati preliminari di studi pubblicati di recente mostrano che l’efficacia dei vaccini contro la malattia asintomatica è significativamente ridotta per Omicron, e che tende a svanire nel tempo. «Per la malattia grave e l’ospedalizzazione connessa alla variante Omicron, le evidenze emergenti suggeriscono che i vaccini continuano a fornire una protezione elevata», precisa Cavaleri, che conferma anche i dati sulla sicurezza dei vaccini, anche nelle donne incinte. «I nuovi dati sui vaccini – continua – sono molto rassicuranti e mostrano che essi riducono il rischio di ospedalizzazione e morte durante la gravidanza senza causare complicazioni o danneggiare il nascituro». Tuttavia, il futuro rimane ancora molto incerto. Con il diffondersi di Omicron «il virus sta diventando più endemico, ma non possiamo ancora dire di essere in quella fase, il virus si comporta come un virus pandemico, Omicron lo dimostra, e non dobbiamo dimenticarlo», spiega Cavaleri, sottolineando che con l’aumentare delle persone immunizzate per aver contratto la malattia «si aprono nuovi scenari».